03052024Headline:

Viterbese, tutti gli scenari per il ripescaggio

Tasse, ricorsi e speranze: già domani può essere un giorno importante

Luciano, Piero e Vincenzo Camilli

Luciano, Piero e Vincenzo Camilli

Si fa presto a dire ripescaggio. E benché la Viterbese ci speri – e i tifosi ci abbiamo già messo la bocca – la situazione sembra ad oggi sembra un gran bel casino. Uno dei peggiori del calcio italiano vesione estiva e burocratica, il che è già un record, visto che da anni e anni i vertici del pallone tricolore ci hanno abituato alle cose peggiori, specie in questa terra di nessuno che è il periodo tra la fine dei campionati e l’inizio della prossima stagione. Una particolare zona grigia dove, finite le partite, si svegliano e agiscono tutte le forze: del bene, del male, delle raccomandazioni e degli interessi.

LA SITUAZIONE OGGI Mancano nove posti per completare la formula a 60 squadre entrata in vigore l’anno scorso (con l’abolizione della Seconda divisione e il ritorno alla vecchia serie C unica, tre gironi da 20 squadre). Otto squadre non si sono iscritte (tra cui il Grosseto di Camilli) e altre non hanno passato la severa scrematura degli organi di controllo su bilanci e requisiti finanziari. Un’altra andrà in B a sostituire il Parma, retrocesso dalla serie A ma fallito e dunque destinato a ripartire dai dilettanti. Come se non bastasse, tra le società già formalmente iscritte alla Lega Pro ce ne sono alcune sub iudice per l’inchiesta scommesse di Catanzaro, e dunque in teoria a rischio penalizzazione o retrocessione d’ufficio semmai l’indagine dovesse produrre risultati giudiziari concreti.

QUELLI CHE SPERANO Tre squadre hanno fatto domanda di ripescaggio in Lega Pro rispettando tutte le regole decise per quest’anno dal consiglio federale; Albinoleffe, Pordenone (retrocessi in D dopo i playout) e Seregno (terzi ai playoff di serie D) hanno presentato tassa d’iscrizione, fideiussione e addirittura la famigerata somma a fondo perduto di 500mila euro. I lombardi del Seregno, tuttavia, hanno indicato come campo di gioco quello di Busto Arsizio, provincia di Varese e dunque diversa da quella di residenza (Monza): cosa che il regolamento non prevede. Monopoli, Taranto e Viterbese hanno invece fatto richiesta, con tutte le garanzie, ma senza versare la quota a fondo perduto.

QUELLI CHE CONTESTANO Altre tre società – Gubbio e Forlì, retrocesse dalla Lega Pro ai playout, e Sambenedettese hanno impugnato davanti al collegio di garanzia dello sport, proprio la decisione del consiglio federale di imporre la tassa a fondo perduto di 500mila euro. Per le tre società si tratta di una decisione “mirata per scoraggiare i ripescaggi” (questo dovrebbe essere l’ultimo anno in cui sono previsti), “una formula per realizzare la riforma dei campionati fuori procedura”, e “una tassa che mina gli equilibri finanziari della società”. Dunque potrebbe arrivare un giudizio che cancellerebbe d’imperio questa gabella imposta dalla Lega Pro e che riaprirebbe tutti i giochi. Il ricorso verrà esaminato già domani, giovedì 31, alle 9.30 dallo stesso collegio. E’ ovvio che se le sezioni unite dovessero dare ragione alle tre ricorrenti – e quindi abolire la tassa – le chances della Viterbese e dei club che hanno fatto domanda senza pagare i 500mila euro aumenterebbero e il ripescaggio sarebbe quasi certo.

Tommaso Miele, commissario straordinario della Lega Pro

Tommaso Miele, commissario straordinario della Lega Pro

LO SCENARIO Insomma, la lotta per essere ammessi in Lega Pro sta tutta nello scontro tra due correnti di pensiero. La stessa Lega, che pretende che sia pagata una tassa a fondo perduto (e che ha convinto già tre club a versarla) e quelle società che ritengono di aver diritto a salire di categoria forti di altri argomenti, dal risultato sportivo della passata stagione, allo stadio a norma. Ora, è anche difficile immaginare – in un Paese come l’Italia e un settore cinico e avido come quello calcistico – che la Lega Pro restituisca la tassa a chi l’ha già versata: una volta incassati, è sempre difficile rendere indietro un bel mucchio di quattrini. Ma è dura pure pensare che la Lega riduca gli organici del campionato a meno di 60 squadre, quelle previste per la prossima stagione. C’è chi pensa a tre gironi da 18, per un totale di 52 club, ma la decisione solleverebbe un vespaio di polemiche e altrettanti ricorsi, visto che non è giusto cambiare le regole in corsa, seppure per “cause di forza maggiore”. Quali l’attuale mancanza di squadre con tutti i requisiti, una mancanza che potrebbe aggravarsi dopo le eventuali sentenze dell’inchiesta calabrese sul calcioscommesse.

LA SPERANZA C’è però un fattore umano, diciamo così, che lascia sperare i tifosi gialloblu. Al di là degli aspetti burocratici e legali della faccenda, infatti, è lecito credere che quelle società che hanno effettuato la domanda di ripescaggio in Lega Pro senza pagare la somma a fondo perduto abbiano ricevuto – a livello informale, s’intende – qualche rassicurazione sul fatto che, in un modo o nell’altro, la loro richiesta verrà accolta. Proprio in virtù di questi “segnali”, il presidente Camilli lunedì scorso sarebbe partito per Firenze per consegnare tutta la documentazione necessaria a corredo della domanda di ripescaggio. Scopriremo soltanto il 4 agosto se questa suggestione sia fondata o che si tratti della solita illusione dell’estate calcistica.

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