Si discute? Non si discute? E se sì, quando? Domande di inizio settimana intorno alla mozione di sfiducia nei confronti del sindaco Leonardo Michelini. Una curiosità legittima, e non tanto perché ci siano troppi dubbi sull’esito della discussione: calcolatrice alla mano sembra davvero difficile che ai 13 consiglieri firmatari possano aggiungersene altri in sede di votazione. No, semmai l’attesa riguarda quello che succederà dopo. Perché è ormai chiaro che una buona parte della maggioranza – specie quella che fa capo al Pd – questa mozione sia interpretata come una specie di tagliando, di check up, più o meno gratuito, sullo stato di salute dell’amministrazione.
Sulle cose fatte e su quelle che si vorrebbero fare di qui alla fine del mandato. E’ chiaro che finora il primo governo di centrosinistra è andato avanti senza troppi acuti, svolgendo il compitino e dedicandosi più a contrastare le difficoltà (spesso imposte dai livelli superiori, vedi Stato, vedi Regione) che a lasciare il segno, come invece si era detto ai tempi della campagna elettorale. Se si continua così, ecco dunque che un’eventuale rielezione di Michelini sarebbe più difficile di quanto non fu nel 2013. Il tempo delle recriminazioni (“Dal centrodestra abbiamo ereditato un mucchio di macerie”) è finito, insomma.
Ciò detto, si attende che il presidente Marco Ciorba annunci la data del consiglio comunale dedicato alla discussione della mozione. Il Pd lo ha ufficialmente sollecitato, dopo la riunione di metà settimana, che ha sancito la linea da tenere, cioè la difesa serrata intorno a Michelini. Il regolamento dice che il consiglio si dovrà tenere “non prima di dieci giorni e non oltre i trenta dalla presentazione della mozione”. Cioè dal 15 ottobre scorso. Essendo passati già dieci giorni, ogni momento è buono per ufficializzare la data. Intanto, giovedì si parlerà della sicurezza, con un consiglio straordinario. La prossima settimana potrebbe essere quella buona.
Sullo sfondo, restano le discussioni intorno alla decadenza di Chicco Moltoni. Una vicenda aperta, e avvelenata, specie dopo che giovedì si era tentato – con un blitz in piena regola – di discuterla a sorpresa. “Un tentativo maldestro e carognesco”, lo definisce tout court Insogna, sodale di Moltoni nel Gal. Che ammonisce pure: “Occhio a far decadere Moltoni, perché se il Comune vincerà la causa contro l’assicurazione sul caso Cev, sarà l’assicurazione a pagare il danno erariale addebitato a Moltoni stesso e ad altri ex amministratori. E se lo stesso Moltoni dovesse vincere l’ultimo ricorso alla corte europea come la mettiamo?”.
Ma quella di Insogna sembra una difesa d’ufficio: generosa, certo, ma che non cambierà le cose. Perché l’argomento è da mesi inserito nell’ordine del giorno, e prima o poi dovrà essere discusso. Per la maggioranza, più prima che poi. Intanto perché si tratta di una situazione imbarazzante per l’amministrazione (in questo senso potrebbero arrivare anche interventi dalla Prefettura), e poi, in secondo piano, perché si parla di un consigliere di minoranza che lascerebbe il posto a uno (Mecozzi) che invece dovrebbe garantire l’appoggio al sindaco. Insomma, si mischiano ragioni legali e altre di opportunità. E l’impressione è che, una volta superato lo scoglio della mozione di sfiducia, verrà affrontata la questione Moltoni, magari sfruttando l’inerzia.