03052024Headline:

Giù le mani da Expo e Gloria

Le critiche ingiuste a due cose (forse le uniche) che hanno funzionato

Le firme sulla mozione di sfiducia

Le firme sulla mozione di sfiducia

Le critiche ci stanno tutte, specie per come si fa oggi la politica: per distruggere, e non per costruire o provare a. Perciò, le critiche a Michelini e alla sua amministrazione non fanno scalpore. Michelini non ha fatto questo. Michelini non ha fatto quello. Questo si poteva fare meglio, o in un altro modo. E’ il solito giochino, insomma: voto 6.

Ci può stare anche la mozione di sfiducia, allora. Strumento legittimo, previsto dalla legge, la cui efficacia, però, è tutta valutare. Così come non è da scartare a priori l’ipotesi che la discussione della mozione stessa (presto su questi schermi, cioè in consiglio comunale, voto 4) si trasformi in un boomerang, o peggio in un cetriolo, voto 2. D’altronde, i tredici – che qui non chiameremo magnifici – che l’hanno firmata, hanno ammesso candidamente di provenire da storie personali e viaggi politici diversi, a volte agli antipodi. Cinque Stelle e Alleanza nazionale, Forza Italia e il caro vecchio Partito socialista (voto 7 alla memoria, e una prece). Sono uniti, insomma, soltanto dall’avversione – dalla critica – al poro Michelini. Che dal canto suo, come sindaco, è abituato a fare il bersaglio, l’orso del luna park.

Tutto bene, allora, discutete. Criticate. Ciurlate nel manico. Però un po’ di onestà intellettuale non guasterebbe. Perché, è vero: ci sono un mucchio di cose che non funzionano in ‘sta città. E quella attuale non è la migliore – ma forse neanche la peggiore – amministrazione possibile. E’ quella che poi ci meritiamo, che riusciamo ad esprimere col nostro voto, e con la nostra classe dirigente: né più né meno. Ma non si possono discutere (come invece hanno fatto quei consiglieri) un paio di iniziative che hanno portato risultati: Expo e la nuova Macchina di Santa Rosa.

Michelini ad Expo

Michelini ad Expo

Per quanto riguarda la prima, la visibilità di Viterbo a Milano è stata grande, quasi prodigiosa. Una città di 60mila abitanti, che persino un concorrente di Domenica in famiglia non riesce a individuare sulla cartina geografica, ha avuto il suo spazio all’interno di un’esposizione universale (cioè: esposizione universale, mica la sagra del lombrichello di Attigliano scalo, che comunque merita un voto 7.5) visitata finora da venti milioni di persone. Venti milioni, chi offre di più? Uno spazio concreto, visto che lassù c’è un pezzo di Viterbo che si chiama Fiore del cielo. E uno spazio meno tangibile ma altrettanto prezioso, attraverso i progetti (Experience Etruria), i bandi vinti (I Sapori del rito), gli eventi folcloristici (le sbandieratrici del centro storico che sfilano sul decumano). Che tutto questo, poi, sia costato poco o punto, è un ulteriore dato, apprezzabilissimo in tempi di magra per le finanze pubbliche. E se anche dovesse arrivare un turista in più, un investitore in più, un’occasione di sviluppo in più, l’operazione Expo sarà un successo definitivo e si meriterà un voto 10 e lode. Per ora siamo sul voto 9.5.

Gloria in piazza del Plebiscito

Gloria in piazza del Plebiscito

Altro discorso: la nuova Macchina di Santa Rosa. Qualcuno dei tredici ha contestato pure questo. E d’accordo: forse si sarebbe potuto scegliere un modo diverso, togliere i soldi dalla manutenzione delle strade è stata una forzatura (comunque riparabile), ma è anche vero che Fiore del cielo era vecchia, ed era andata “oltre la scadenza naturale del mandato”. Gloria, poi, è meravigliosa (voto 9), e ha ridato slancio a tutto quello che c’è prima, durante e dopo il 3 settembre. Immaginarsi cosa sarebbe successo se non si fosse fatta la nuova Macchina: polemiche, isteria collettiva, accuse e insinuazioni. Magari provenienti dagli stessi che oggi contestano quelle scelte. Perché l’unica coerenza, tutto sommato, sta in questo: nel criticare sempre e comunque, finché elezioni non ci separino. Voto 2.

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