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L’amatriciana di Pirozzi: “A Viterbo è bello”

Il tecnico reatino domenica torna al Rocchi da avversario con il suo Trastevere

Sergio Pirozzi, qui in versione sindaco di Amatrice

Sergio Pirozzi, qui in versione sindaco di Amatrice

Che il calcio all’amatriciana potesse fare proseliti a Trastevere, core de Roma dove i noti bucatini li fanno speciali quasi come nella terra d’origine, con uno come Sergio Pirozzi era abbastanza prevedibile. Che il tecnico (nonché sindaco al secondo mandato) di Amatrice riuscisse però anche a fare faville, portando la squadra romana in una sola stagione dall’Eccellenza alla serie D, non se lo sarebbe aspettato nessuno, forse neanche lui stesso. E oggi che la sua avventura alla guida del Trastevere, prossimo avversario della Viterbese in campionato, sta continuando, lui – l’allenatore che nel frattempo fa ancora il sindaco della sua città con risultati più che soddisfacenti – è pronto ad affrontare la sfida di domenica con la consueta grinta e la battuta sempre pronta. E un borsone carico di bei ricordi, nonostante il suo ultimo passaggio in panchina a Viterbo non sia da ricordare negli annali.

Pronto mister, come va?

“Ve lo dico domenica alle 16,15”.

Lo stato d’animo del pre-match è racchiuso tutto in questa risposta. Ansia?

“La tensione c’è, come è normale che sia prima di ogni gara importante, ma una cosa la voglio dire: per me tornare a Viterbo è sempre bello. Le emozioni della mia prima volta sulla panchina gialloblu sono indimenticabili, mentre la seconda volta col senno di poi posso dire che ho sbagliato io”.

L’esperienza con la Viterbese in Eccellenza, esattamente due anni fa, in effetti non fu proprio tra le più felici…

“Ripeto, lì probabilmente ho sbagliato io. Non avrei proprio dovuto accettarla la panchina gialloblu, perché prendere il posto di un allenatore primo in classifica e fare meglio non sarebbe stato facile. E infatti è andata come è andata, la storia la conosciamo tutti, ma il passato è passato e per me adesso conta solo il Trastevere”.

Un Trastevere che per Sergio Pirozzi rappresenta un’altra sfida, visto che si tratta di una neopromossa che in serie D mira a restarci.

“Per me conquistare il campionato di Eccellenza con una squadra che non era stata composta per vincerlo ha rappresentato un’enorme soddisfazione. Il Trastevere è una società giovane, che vuole crescere e mira alla salvezza. E’ ovvio che il nostro obiettivo in questa stagione è completamente diverso da quello della Viterbese, che ha dietro una struttura affidabile, caratterizzata dalla competenza, dalla solidità e dall’esperienza della famiglia Camilli, con cui sono rimasto in buoni rapporti. I gialloblu sono una super squadra e hanno tutti i mezzi per arrivare davanti a tutti”.

Che partita si aspetta domenica al “Rocchi”?

“Mi aspetto una gara tosta, maschia, perché siamo perfettamente consapevoli della forza della nostra avversaria. Dovremo essere bravi a giocare un calcio attento, ordinato. Insomma, la partita giusta. Del resto noi male male siamo andati solo contro il Cynthia, perché se analizziamo l’ultima serie di gare credo ci manchi qualche punto. Soprattutto se penso ai match con Olbia, Arzachena e Albalonga, dove abbiamo raccolto troppo poco rispetto a quanto creato. Buoni prestazioni il Trastevere le fa sempre, ma qualcosa va comunque aggiustato. Siamo nel calcio, non nella boxe, non si vince ai punti, bisogna sempre migliorarsi”.

Un allenamento della Viterbese

Un allenamento della Viterbese

Lei che è un ottimo conoscitore della categoria, pensa che la Viterbese sia ancora in corsa per la vittoria finale, nonostante a tratti sembri stentare un po’?

“Ma certo. Questo è ancora un campionato senza padrone, del tutto aperto. Alla fine arriva chi ha alle spalle una società solida, capace di intervenire sul mercato laddove serve. Questi campionati li vinci con i cambi e la panchina lunga, perché tutte le squadre hanno tre o quattro giocatori buoni che fanno la differenza. Ma in allungo vince chi ha la possibilità di disporre di cambi validi. Per me il campionato sarà una sfida a due tra Grosseto e Viterbese. La Torres penso sia partita troppo tardi, tra le sarde la più completa mi pare la Nuorese. Ci sono tante buone squadre, ma nel girone di ritorno la differenza la farà la panchina lunga”.

Le formazioni le pensa sempre mentre guida, facendo il pendolare tra Trastevere e la sua Amatrice?

“Ovviamente”.

Contro la Viterbese vedremo i romani disposti con il suo solito modulo, difesa a riccio e attacco a farfalla?

“Anche questo ve lo dico domenica prossima alle 16,15”.

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