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“L’Italiana in Algeri” approda a CiviTonica

L'opera di Rossini illustrata da Massimo Bonelli, preside dell'istituto Colasanti

Dopo il successo dello scorso anno della Turandot di Giacomo Puccini, anche quest’anno CiviTonica, la stagione di cultura del comune di Civita Castellana, rinnova l’appuntamento con il preside dell’istituto di istruzione superiore Giuseppe Colasanti, Massimo Bonelli, ed il melodramma italiano. Domani alle  17, nella sala conferenza della curia vescovile in piazza Matteotti, Bonelli guiderà il pubblico durante la visione dell’opera “L’Italiana in Algeri” del compositore pesarese Gioacchino Rossini, una delle più straordinarie opere liriche di tutti i tempi. “L’Italiana in Algeri di Gioacchino Rossini è uno dei capolavori assoluti del teatro musicale di tutti i tempi, scritta dal compositore pesarese in soli ventisette giorni – spiega il professor Massimo Bonelli – rappresentata per la prima volta il 22 maggio 1813, l’opera presenta una partitura assolutamente rivoluzionaria, che sfiora sotto alcuni aspetti il linguaggio delle avanguardie del Novecento, per la novità delle sue soluzioni.  La storia, ispirata a un fatto realmente accaduto alla signora milanese Antonia Frapolli, catturata dai corsari nel 1805, finita nell’harem del pascià di Algeri e successivamente fuggita e tornata in patria, presenta la protagonista Isabella (contralto) come una donna disinibita, disinvolta e capace di autodeterminarsi, in grado di ‘soggiogare’ con la sua prorompente femminilità e capacità di seduzione tutti gli uomini che incontra. Al Bey di Algeri, Mustafà (basso), abituato a far legge ‘il suo capriccio’, non resta che inchinarsi alla intelligente e scaltra italiana, che farà fuggire dal palazzo reale il suo fidanzato italiano Lindoro (tenore), precedentemente catturato dai pirati. L’immagine della donna che Rossini propone è, nell’opera buffa in generale e ancora di più nell’Italiana in Algeri, esattamente opposta alla figura della donna angelo, sottomessa e pia, che prevale nella letteratura e nel teatro italiano dell’Ottocento. Nella sua cavatina (aria di presentazione), Isabella recita dei versi che suscitarono scandalo e che furono parzialmente modificati dalla censura: parlando degli uomini Isabella canta ‘sian lisci o ruvidi, sian flemma o foco/son tutti simili appress’a poco!/Tutti la chiedono, tutti la bramano….da vaga femmina…felicità!!!!’, dove il doppio senso erotico è palese e manifesto”

Oltre a questa rappresentazione inconsueta per l’Italia dell’Ottocento della figura femminile, l’Italiana in Algeri è memorabile anche per il suo “surrealismo” musicale, in particolare nel grandioso finale del primo atto, composto da venti minuti di musica senza recitativo, che culmina nello straordinario concertato “Nella testa ho un campanello”, dove tutti i solisti (due bassi, un baritono, un tenore, un contralto, un mezzosoprano, un soprano) e tutto il coro vengono travolti da una martellante serie di onomatopee, che sfiorano il non senso. Alla prima rappresentazione il successo fu straordinario e lo stesso Stendhal ebbe a definire il finale del primo atto “una follia organizzata e completa”, riconoscendo al giovane Rossini, allora appena ventunenne, un magistero musicale paragonabile solo a Mozart.

Un’opera da gustare pienamente, nella sua splendente e rigogliosa forma musicale e nei suoi esilaranti contenuti comici.”

 

 

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