Un debito di 3500 euro e dunque via: o saldi entro cinque giorni – soldi in bocca – oppure ti cacciamo, e magari ti facciamo anche causa. La vicenda delle Rsa, le residenze sanitarie assistenziali, e dei loro pazienti residenti nel territorio comunale di Viterbo, al di là delle chiacchiere e delle speculazioni politiche, poi alla fine si risolve in una lettera: gelida, spietata, tremendamente reale.
E’ la prima missiva del genere, dopo che Palazzo dei priori, con la delibera 142 del 29 aprile (firmata dal sindaco Michelini, che allora aveva l’interim dell’assessorato ai Servizi sociali) avverte i pazienti e le loro famiglie: dal 1 gennaio scorso, se avete un reddito annuale minore ai 13mila euro, se averte soldi in banca o se siete proprietari di un immobile – si diceva in soldoni – il Comune non contribuisce più a pagare le vostre rette’. Senza questo contributo, e considerato che nel nuovo calcolo del reddito (modello Isee, approvato dal Governo Letta) va calcolato anche l’accompagno, oltre un centinaio di persone (e di relative famiglie) si sono ritrovate nei guai nel capoluogo.