02052024Headline:

Il lodo Tramontana per risolvere la crisi

L'architettura studiata dal dirigente del Pd per ricomporre il sostegno a Michelini

Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini

Il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini

Della crisi si sta occupando anche il premier, nonché segretario del partito democratico. Già, proprio così: Matteo Renzi in persona è stato informato dello stato dell’arte dalle parti di Palazzo dei priori e avrebbe indicato (meglio, dettato) la linea da seguire per uscire dal guado. Il tutto delegato al fidatissimo vice segretario Lorenzo Guerini che si sta già muovendo per cercare di far quadrare i conti.

Allora, il ragionamento si basa su un presupposto essenziale: il 24 febbraio è la data ultima e utile per poter poter votare nel 2016. Superato questo limite, il voto – qualunque sia la sorte dell’amministrazione Michelini – slitta al 2017. Dunque, la prospettiva sarebbe una gestione commissariale di almeno 13 – 14 mesi. Troppo anche per i più feroci critici del sindaco e della giunta. Ecco, quindi, il bivio di fronte al quale si trovano i dissidenti: o una mozione di sfiducia insieme alla minoranza che si andrebbe a discutere ed eventualmente approvare oltre il 20 febbraio (con le conseguenze di cui sopra) o le dimissioni di massa dei consiglieri (come avvenuto a Roma) con conseguente caduta automatica del sindaco. Della prima si è già detto, mentre sulla seconda ci sono molte resistenze soprattutto da parte di chi ritiene di poter ancora recitare un ruolo nella politica in ambito viterbese e soprattutto oltre.

E così si torna al punto di partenza: il sindaco non si dimette, la mozione di sfiducia va oltre i tempi per votare nell’anno in corso, le dimissioni di massa non piacciono a diversi dei consiglieri dissidenti. E allora come si esce dalle sabbie mobili? Prima di tentare una risposta al quesito, va riferito del Renzi-pensiero che si può sintetizzare in poche battute: Viterbo, per quanto piccola, è un capoluogo di provincia e non possiamo rischiare di fare un’amministrazione di centrosinistra che è riuscita, dopo 20 anni, a sbattere fuori dal palazzo comunale le destre, quindi bisogna fare di tutto per tenere in piedi la baracca. Già, ma come? E qui entra in ballo il segretario regionale Fabio Melilli, piuttosto scosso dagli incontri avuti con i vari esponenti della Tuscia, ma comunque obbligato (sia pure obtorto collo) a trovare una quadra qualunque che eviti la traumatica fine della consigliatura.

Francesco Serra, capogruppo del Pd in consiglio comunale

Francesco Serra, capogruppo del Pd in consiglio comunale

Il duo Melilli – Guerini, con l’aiuto del funzionario del Pd Tramontana (che di queste faccende è assai esperto) si starebbe muovendo su una sorta di lodo con tagliandi inclusi. La mediazione avverrebbe su una giunta di soli eletti (quindi fuori gli assessori Delli Iaconi, Perà e Barelli), ridotta nel numero (6, al massimo 7 componenti) e che tenga in debito conto sia l’ala più critica del Pd che le esigenze dei civici. Facendo due conti rimarrebbero dentro i fioroniani Alvaro Ricci e Luisa Ciambella, la panunziana Alessandra Troncarelli e la civica Raffaela Saraconi. Disponibili quindi un paio di posti: uno dei quali andrebbe ad un renziano e l’altro ad un civico (che non sia Tofani, al quale si rimprovera un passato troppo vicino alle giunte di centrodestra anche con incarichi pesanti). Nella riunione di martedì prossimo convocata da Melilli ci saranno Guerini e Tramontana e i viterbesi Egidi, Calcagnini, Serra e Ciambella; dopo di che incontro con il sindaco Michelini (lo stesso giorno o quello successivo). Nel primo happening verrà messa sul tavolo la proposta di lodo con offerta formale al capogruppo Serra di entrare in Giunta con deleghe pesanti, magari anche l’incarico di vice sindaco. E con l’impegno di tenere ben presente il suo nome per le elezioni regionali e (con maggiore appeal) per le politiche. Entrambe in programma, salvo futuri sconvolgimenti, nel 2018. L’ultimo tassello mancante riguarda la nomina dell’assessore in quota lista civiche. E qui si lascerebbe la scelta a Michelini, fatto salvo il niet a Tofani. Il nome che circola è quello di Marco Ciorba, attuale presidente del Consiglio comunale, al quale viene unanimemente riconosciuto l’ottimo lavoro svolto alla guida della consulta del volontariato. In alternativa, Treta, Moricoli, De Alexandris o Simoni, con possibilità più o meno simili.

L’ultimissimo passaggio riguarda i tagliandi già programmati sull’attività amministrativa: uno a giugno e l’altro, ancor più decisivo, a dicembre. Se le cose andranno bene, si andrà avanti fino alla scadenza naturale (sempre nel 2018), altrimenti si staccherà definitivamente la spina con la prospettiva di una gestione commissariale del comune limitata a 3 – 4 mesi.

Questo è il quadro su cui ci si sta muovendo. Ovviamente suscettibile di aggiustamenti in corso d’opera, ma la cornice entro cui muoversi appare delineata abbastanza rigidamente. E che non ci sta se ne assumerà la paternità. Con ovvie conseguenze politiche sul proprio futuro.

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