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I tanti aspetti sconosciuti di san Francesco

A Jubilate lo straordinario ritrovamento di un testo da parte del professor Dalarun

Pierluigi Vito, a sinistra, con il professor Jacques Dalarun

Pierluigi Vito, a sinistra, con il professor Jacques Dalarun

C’è ancora molto da scoprire sulla vita di Francesco d’Assisi, il santo poverello, il ricco mercante che si spogliò dei beni e degli averi per innalzare la povertà a regola di vita. Ci sono aspetti inediti, diverse angolazioni che vengono alla luce attraverso un testo ritrovato da Jacques Delarun, storico francese e massimo esperto mondiale di francescanesimo. Se ne parla nell’ultimo appuntamento di Jubilate (che stasera chiude i battenti con un Concerto in Cattedrale) che dedica appunto al patrono d’Italia un pregevole incontro coordinato da Pierluigi Vito (giornalista di Tv2000 e direttore della sezione letteraria della kermesse viterbese), autore del documentario “Miserias experiri” nel quale per la prima volta sono state mostrate le immagini inedite del manoscritto scovato dallo studioso e acquistato dalla Biblioteca nazionale di Francia.

L’autore del testo è sempre Tommaso da Celano, confratello di Francesco e agiografo ufficiale: “Un dotto frate – spiega il professor Dalarun – che ha saputo mettersi in secondo piano per dare il più possibile risalto alla figura del Santo”. Quali sono le novità che emergono dal testo ritrovato? “Ci sono alcuni episodi – continua – finora sconosciuti e di altri si dà una versione differente e probabilmente più aderente alla realtà. Ad esempio, finora si sapeva che Francesco nel suo viaggio a Roma con altri mercanti, quello in cui scoprì il valore della povertà vedendo i derelitti sulle scale di San Pietro, regalò i suoi soldi e i suoi vestiti ai mendicanti con un comportamento abbastanza teatrale e per certi versi anche arrogante. Una versione direi quasi necessaria per colpire la fantasia della gente. La nuova descrizione dice invece che Francesco (partito per Roma per godersi la vita insieme ad altri mercanti: era un viaggio d’affari, il suo), colpito dall’estrema indigenza di quei poveretti, si liberò delle sue ricche vesti e scelse il più sudicio e logoro indumento indossato da quei derelitti, chiese l’elemosina insieme a loro e poi divise con loro il misero cibo ricevuto. Uno dei fatti decisivi nella vita del santo assume una valenza evidentemente differente”.

Un'immagine del documentario "Miserias experiri"

Un’immagine del documentario “Miserias experiri”

Ma c’è ancora altro nello scritto di Tommaso da Celano, che storicamente segue di 6-7 anni l’agiografia ufficiale, citando una trentina di miracoli (avvenuti soprattutto al sud) di cui non si trova traccia in precedenza per testimoniare come il culto verso il santo poverello si stava diffondendo anche nelle terre sotto il diretto dominio di Federico II che non aveva una particolare simpatia verso il francescanesimo e i suoi seguaci. “Ogni volta che nel Mezzogiorno – spiega il professor Dalarun – nasceva un nuovo convento di frati minori, immediatamente la fede provocava miracoli che ora vengono testimoniati da Tommaso, il quale in precedenza scriveva su incarico del papa Gregorio e dunque doveva in qualche modo dar conto di quanto riportava. Adesso invece sembra più libero e vero. Racconta dell’episodio in cui Francesco ha un dialogo con gli uccelli (da cui poi derivò il Cantico delle creature) e spiega perché gli animali e gli elementi sono considerati fratelli e sorelle. Mai usa il termine ‘natura’, ma sempre l’espressione ‘creature’: se quindi siamo tutti ‘creature’, figli dello stesso creatore, allora siamo tutti fratelli e sorelle, dotati allo stesso modo di razionalità”. Il messaggio forte è anche rivolto ai frati minori “poiché Tommaso ricorda loro i principi fondamentali in un momento in cui si tendeva a dimenticare un po’ le rigide imposizioni delle regola francescana: per Francesco la misericordia è essenzialmente condivisione. Del misero cibo dei mendicanti di Roma, del saio più sdrucito che egli ripara semplicemente con foglie o cortecce di albero, delle povertà assoluta vissuta come regola di vita. Faccende che non erano proprio benviste dai seguaci che nei conventi vivevano in maniera assai differente”.

Dedicato al ritrovamento di un testo sulla vita di San Francesco l'ultimo appuntamento letterario di Jubilate

Dedicato al ritrovamento di un testo sulla vita di San Francesco l’ultimo appuntamento letterario di Jubilate

In “Miserias experiri” (cioè, fare esperienza della miseria) Jacques Dalarun spiega con semplicità e dovizia di particolari il significato e l’importanza di questo ritrovamento (il documentario andato in onda su Sat2000 è facilmente rintracciabile e visibile su internet). Ma c’è un altro aspetto, non storico, piuttosto legato all’attualità, che lo studioso francese analizza: come mai Jorge Bergoglio, l’arcivescovo di Buenos Aires, un gesuita doc, diventa papa e sceglie di chiamarsi Francesco e di comportarsi poi da autentico francescano? “La sera in cui fu eletto il papa – racconta Dalarun – il quotidiano Le Monde mi chiese di scrivere un articolo perché in quelle ore ancora non si capiva se il nome scelto si riferisse al santo di Assisi o a San Francesco Saverio. Non sapevo nulla e non conoscevo quel cardinale argentino, ma scrissi che sicuramente si rifaceva all’ex mercante umbro. Non era molto difficile intuirlo: bastò ascoltare quel ‘Buonasera’ con il quale salutò la folla e notare che prima ancora di benedire il popolo di Dio, chiese alla gente di pregare con lui. E il pontificato sta dimostrando come quel nome fu scelto in maniera tutt’altro che casuale: il primo papa gesuita della storia si comporta ogni giorno da francescano vero. E lo sta facendo anche nella riforma delle strutture ecclesiastiche, nelle nomine dei vescovi, nelle frasi e negli atti. Bastava leggere l’enciclica ‘Laudato si’ per comprendere le basi sulle quali il pontefice vuole edificare il suo papato: una casa comune in cui Bergoglio è vescovo come gli altri. Il vescovo di Roma, quindi del centro della cristianità”.

Stasera alle 18, Jubilate chiude i battenti nella Cattedrale San Lorenzo con il concerto della Misericordia della Corale Polifonica San Giovanni di Bagnaia, diretta dal maestro Maria Loredana Serafini. I solisti Valentina Aquilanti, Barbara Giannetti, Tina Massantini, Barbara Tiburzi saranno accompagnati all’organo dal maestro Ferdinando Bastianini.

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