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Due Raffaello ad Acquapendente? Sì, no, forse

Nella pinacoteca trovate due opere di Terenzio Terenzi, il Rondolino, storico falsario

Il primo "falso" e l'originale

Il primo “falso” e l’originale

Vivere una vita all’ombra di chi le cose le sa fare meglio di te non è facile. Però, però ci sta sempre una via d’uscita. Se non puoi superarli, e magari non ti va manco di farteli amici, imitali. Copiali. Ricalcali.
E così si viene a sapere che ad Acquapendente ci stanno due quadri di Raffaello (sì, quello lì. E no, non la tartaruga ninja). Cioè, proprio proprio di Raffaello non sono. E manco di un suo discepolo, a vederla bene. Anzi, sono due falsi-veri (o veri-falsi?) per utilizzare un termine che meglio si addice alle borse costose proposte a due spicci. E cioè li ha dipinti un tipo, spacciandosi per Raffaello. Tentando di fare il colpaccio, insomma.
Della curiosa storia se ne è accorto il nuovo direttore scientifico del museo, Andrea Alessi. Il quale, probabilmente col mento pensatore poggiato sul palmo, ha studiato le cosette presenti dentro la locale pinacoteca di San Francesco.
Ed eccoli. Due oli su tela (134×104 e 134×103), restaurati nel 2010 in occasione dell’apertura della stessa pinacoteca. Rappresentano rispettivamente La Madonna del Divino Amore, il cui originale è conservato alla Galleria Nazionale di Capodimonte, e la Sacra Famiglia con San Giovannino, il cui autentico è al Kunsthistorisches Museum di Vienna.
In passato qualcuno c’è anche caduto nel tranello. Ma poi è arrivato Alessi, coadiuvato da Claudio Strinati, ed è scappato fuori il nome del colpevole: Terenzio Terenzi (te lo raccomando). Noto anche come Rondolino pesarese, abilissimo falsario di Raffaello Sanzio.
Ora, la storia è curiosa parecchio. E quindi, per far conoscere al pubblico le due tele, l’Assessorato alla cultura aquesiano ha organizzato per domenica 22 maggio nell’ambito dei festeggiamenti per l’850esimo anniversario del Miracolo della Madonna del Fiore, una visita guidata mirata.

Il secondo, sempre a confronto con l'originale

Il secondo, sempre a confronto con l’originale

E chiude l’Alessi pensiero: “Secondo il biografo Giovanni Baglione, se il Rondolino non avesse provato a raggirare anche il suo protettore, probabilmente non avrebbe avuto una fine triste. Accortosi dell’inganno, il Montalto infatti lo allontanò dalla sua protezione e fu così che morì di stenti e giovanissimo sotto il pontificato di Paolo V (1605-1621). Ebbe però anche una sua produzione autonoma, riscontrabile, soprattutto a Roma, nell’Assunta, conservata nella chiesa di Santa Maria della Concezione, nella Madonna con Bambino e santi in San Silvestro in Capite e in Sant’Eligio de’ Ferrari, oltre che a Pesaro e Fossombrone”.

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