02052024Headline:

Perché la Bce pensa soltanto alle banche?

Signori (Confartigianato): "Il vero dramma è la fine del contratto sociale"

Donald Trump

Donald Trump

Come si spiegano l’ascesa di Donald Trump, il rischio Brexit, le buone possibilità di Marie Le Pen di diventare il prossimo presidente francese e lo scenario generale di un mondo politico in cui tutti i presidenti in carica sembrano pronti a essere spodestati? Confartigianato ha elaborato una teoria basata sui dati macroeconomici, su quelli dei territori e sulle analisi degli ultimi anni: una teoria confermata dalle note vicende.

Mentre le élite politiche stanno perdendo i capelli cercando di capire come un candidato come Trump, fallito quattro volte, immorale, profano e auto-promosso, abbia vinto le primarie del partito repubblicano, siamo davanti alla fine del contratto sociale. Le ragioni non hanno nulla a che fare con le sue politiche (o con la loro assenza), ma derivano dal suo essere contrario all’ordine precostituito. Non dobbiamo temere che gli Stati Uniti si stiano indirizzando su una linea politica come quella di Trump. L’élite politica deve tuttavia riconoscere che gli elettori si stanno allontanando dal “contratto sociale” e dai suoi giudizi politici elitari. Il contratto sociale è la teoria politica alla base di tutte le società odierne: un effettivo o ipotetico accordo tra governanti e governati, che definisce diritti e doveri di ognuno. Questa idea risale ai sofisti greci, ma le teorie del contratto sociale si sono particolarmente sviluppate tra il XVII e il XVIII secolo con nomi quali Jean-Jacques Rousseau, Thomas Hobbes, John Locke e, in tempi moderni, John Rawls. Il problema sta proprio nell’essenza stessa del contratto sociale in sé – la società così come la conosciamo è stanca di prendere ordini e accettare il perenne “stato di emergenza” (le emergenze affrontabili in una vita hanno un certo limite!).

Gli elettori di tutto il mondo stanno rifiutando le strutture tradizionali. Questo è il motivo per cui Hillary Clinton si trova in difficoltà nel vincere le elezioni americane: è l’emblema dell’ordine precostituito ed elitario. Trump, d’altra parte, è così lontano dall’idea di un politico da rappresentare l’elemento di disturbo in un mondo di ordine: proprio ciò che gli elettori statunitensi desiderano, che cercano, che ambiscono. Dal punto di vista economico non si tratta certo di una sorpresa: il rapporto delle retribuzioni sul PIL negli Stati Uniti ha raggiunto i livelli minimi della storia… di sempre! Nel frattempo, i profitti societari salgono ai massimi storici. Non dovrebbe stupire che i “dipendenti” e la classe media vogliano un cambiamento, inevitabile anche per altri motivi. I profitti societari sono possibili se ai “dipendenti” restano sufficienti risorse, al netto delle imposte, per acquistare i beni dai “generatori di profitto”. In altre parole, in questo ciclo economico abbiamo davanti da una parte una classe media e una Main Street sottopagate, e dall’altra un eccessivo supporto al settore bancario e alle classi “generatrici di utili”.

I provvedimenti presi recentemente dalla BCE sono l’ennesimo tentativo fallito di “supporto” – nient’altro che un ennesimo aiuto alle banche – che stimolerà ben poco la domanda di consumatori e imprese. Sembra che né politici, né BCE riescano a comprendere le semplici basi dell’economia: l’inflazione deriva dalla velocità di circolazione della moneta, che nella sua forma più semplice è trainata dalla domanda di credito non dalla sua offerta. Incentivando investitori e consumatori a spendere e investire, la domanda di credito sale. Sostenere il settore bancario invece non supporterà né inflazione né crescita, ma renderà il contratto sociale ancora più fragile. Oltre a non funzionare risulterà addirittura controproducente, sia per le banche, sia per un obiettivo di normalizzazione.

Stefano Signori

Presidente di Confartigianato Imprese Viterbo

 

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