02052024Headline:

Da oggi il latte ha tutto un altro sapore

Coldiretti annuncia entusiasta la legge sull'obbligo di provenienza in etichetta

coldiretti renzi 1C’è chi si lamenta dicendo che siamo l’unica specie che dopo lo svezzamento continua a bere latte. Ok, ma è buono. E oltretutto serve a fare un sacco di altre cose, che sono buone pure quelle. Perciò mettiamola così: siamo anche gli unici a costruire palazzi o a saper fare il nodo alla cravatta. E oltretutto poco importa se, superata la fase della culla, si perdono gli enzimi che aiutano a digerirlo, l’oro bianco. Resta sempre buono, anche quando indigesto.
Detto ciò, prima di sparare la super-notizia, sforniamo due dati. Nel 2015 abbiamo acquistato una media di 48 chili di latte a persona. Il comparto che si occupa di lavorarlo si aggira sui 120mila posti di lavoro, in allevamento. Per un fatturato globale che supera i 28 miliardi di euro.
Cifre impressionanti. Schierate sul fronte opposto di un paradosso: fino a qualche giorno fa, per ogni quattro litri, tre provenivano da fuori Italia. E, se non bastasse, la brutta consuetudine non stava scritta in etichetta.
Ed eccola la rivoluzione. Annunciata da Coldiretti. Che, va detto, in merito si è battuta e molto. “Un risultato storico per gli allevatori e per i consumatori che sono disposti a pagare il vero alimentare italiano fino al 20% in più e con un 12% pronto a spendere anche di più pur di avere la garanzia dell’origine nazionale”, questo il commento a caldo del presidente Coldiretti Roberto Moncalvo.
In sostanza, a partire da 48 ore fa, è d’obbligo indicare in etichetta la provenienza del latte e dei derivati come formaggi o yogurt. “Un risultato che risponde alle esigenze di trasparenza – sempre Moncalvo – Con l’etichettatura obbligatoria della origine si dice basta all’inganno del falso Made in Italy”.

Granieri, Coldiretti Lazio

Granieri, Coldiretti Lazio

Per essere precisi, sui prodotti freschi si ragionava in questa ottica da ben undici anni. Il problema però era sui “lunga conservazione”, dove vigeva un autentico Far west.
“Le quasi 2 milioni di mucche presenti in Italia possono mettere la firma sulla propria produzione – stavolta è Davide Granieri che parla, sponda laziale – è garantita a livelli di sicurezza e qualità grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa che vi sia in Europa, ma anche grazie ai primati conquistati a livello comunitario con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati in base a specifici disciplinari”.

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