01052024Headline:

Riti e tradizioni del solstizio d’estate

Dalla Notte dei fuochi all'acqua di san Giovanni. Un momento importantissimo

Fiori e erbe si raccolgono dal 21 al 23

Fiori e erbe si raccolgono dal 21 al 23

Scoccano questa sera, alle 22.34 in punto su pendoli e marcatempo vari, l’estate boreale e l’inverno australe. Già, seppur non si dà più la dovuta importanza a certe dinamiche, nell’era del benessere effimero e interattivo, oggi sarebbe ufficialmente il giorno del solstizio d’estate.
Per la glaciale astronomia è il momento preciso in cui il sole raggiunge il punto di declinazione massima. Per la storia dell’uomo invece, almeno fino ad un po’ di tempo fa, il 21 di giugno rappresenta(va) una tappa, un traguardo annuale. Un dì da rimarcare in compagnia, festeggiando.
E mille son le consuetudini sparse per questa metà del globo.
Riti antichi, nati come pagani. E successivamente assorbiti e smussati astutamente dalla Chiesa. Così, da quella che era la “Notte dei fuochi”, coi contadini che accendevano alcolici falò (e danze) sulle sommità delle colline, si è passati alla “Notte di san Giovanni”. Il Battista. Colui il quale nasce con sei mesi di differenza rispetto al Cristo (coincidenze).
Ora, calcolatrici alla mano ci si accorge che la data precisa slitterebbe al finire del 23 (basta pensare alla vigilia natalizia dicembrina). E quindi è proprio in questo momento, a cavallo col 24 di giugno, che il sacro si mescola col profano nel migliore dei modi. Le tradizioni emergono prepotenti. Con tutti i loro controsensi e con quel fare che, vuoi o non vuoi, blocca tempo e prospettive. A prescindere dal fatto che uno creda o meno. A prescindere dalle religioni. Dal volere supremo degli dei e dal fare sornione degli uomini.
Così, anche nel 2016, questo giovedì notte il fuoco (di cui abbiamo già parlato), incarnato dal sole, si sposerà con la luna. Con l’acqua. Influenzando con particolare forza e potere la natura, il verde, le piante.
In terra di Tuscia tale preciso momento viene celebrato storicamente con l’acqua di san Giovanni. Un’usanza sparsa in tutto lo Stivale, a dire il vero. Ma ben radicata qua. Soffocata a lungo, di nuovo in ripresa oggigiorno.
Andiamo a capire di cosa si tratta. Nell’arco temporale che va dal 21 al 23 si gira per campi. Raccogliendo quanto di buono offre la terra sul finir di primavera: i fiori più belli e più profumati; le officinali che fanno capolino: l’iperico, il rosmarino, la rosa, la menta, l’artemisia, la lavanda, la verbena. E questa è la fase della conoscenza e del rispetto.
Tale misticanza viene poi riposta in un bacile colmo d’acqua. Posto fuori dalla porta di casa per tutta la notte del 23 (abbandono e fiducia).

Il 24 mattina ci si lava con l'acqua profumata

Il 24 mattina ci si lava con l’acqua profumata

Il 24 mattina la profumatissima acqua di san Giovanni si utilizza per lavare il viso. Viene inoltre offerta a familiari e amici, in segno di buon auspicio (purezza e rinascita).
C’è chi giurerebbe che la pratica porta fortuna, amore e felicità. Altri sostengono che “serve” ad aumentare la bellezza e a preservarsi dalle malattie. O contro il malocchio, la malasorte, la scalogna.
In realtà, probabilmente, è solo una modalità per benedire ciò che la stagione ha concesso. Per condividerlo con le persone alle quali si tiene. Per fermarsi un attimo, e respirare gli odori del mondo. Provateci.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da