03052024Headline:

Tutti i numeri del Tuscia in jazz

Ottocento i pernotti negli alberghi e quattromila le persone presenti ai concerti

Il pienone a Civita, notte bianca

Il pienone a Civita, notte bianca

Organizzazione, sinergia con le istituzioni del territorio, utilizzo sapiente della rete, apertura al mondo e tanta buona musica. È questa la ricetta del successo del Tuscia in Jazz, il festival jazzistico andato in scena dal 7 al 31 luglio tra Castiglione in Teverina, Bagnoregio e il gioiello di Civita.
Arrivato alla 15esima edizione, il festival ha saputo creare negli anni un mix tra i grandi nomi di livello internazionale e le giovani promesse del panorama musicale.
”Non mi ritengo soddisfatto perché si può sempre fare di meglio, si deve sempre fare meglio – parla Italo Leali, direttore della kermesse – ma indubbiamente i numeri finali sono ottimi, tenendo conto che abbiamo iniziato la realizzazione di questa edizione con 4 mesi di ritardo perché non sapevamo nemmeno dove saremmo andati a suonare…”.
Il riferimento è ai famosi ‘oneri’ non mantenuti dal Comune di Viterbo (14mila euro ancora da saldare agli organizzatori, ndr) dove si è tenuta l’edizione 2015 e che hanno condizionato la programmazione e la successiva campagna promozionale per quella di quest’anno.
”L’amministrazione di Viterbo – continua – ci ha letteralmente azzoppato per il 2016 e voglio dedicare proprio agli artefici di tutto ciò il nostro successo. Ringrazio invece il sindaco Francesco Bigotti e l’assessore alla cultura del Comune di Bagnoregio con cui è stato un piacere lavorare insieme”.
Ed eccoli allora i numeri di questa edizione: 73mila euro l’introito generato tra biglietti dei concerti spettacoli, bar, ristoranti e alberghi a Bagnoregio in soli 10 giorni. Tutti esauriti i 1200 ingressi per la notte bianca di sabato scorso nella splendida cornice di Civita, dove si sono esibiti più di 100 artisti in 8 concerti diversi.
Quasi 800 i pernotti registrati negli alberghi della zona e 4000 le persone presenti ai concerti, con una media di 150- 200 persone a concerto. Numeri eccezionali, se rapportati, considerando che piazza Biondini del paese teverino non è proprio il Circo Massimo di Roma e il jazz, come tutte le cose belle della vita, è per i pochi intenditori che le sanno apprezzare.
”Sono dieci anni che siamo qui a Bagnoregio – racconta Leali – , da prima che ci fosse l’esplosione del fenomeno ‘Civita’. Abbiamo avuto ottime presenze di pubblico, anche se per la verità di gente del posto ce n’era poca, la maggior parte degli italiani sono venuti da fuori Tuscia: Milano, Bologna, Padova, Avellino… Tantissimi invece sono stati gli stranieri che hanno comprato i biglietti tramite internet”.

Italo Leali, ideatore e direttore del Tuscia in jazz

Italo Leali, ideatore e direttore del Tuscia in jazz

E come se lo spiega Leali una così tanto successo del suo festival fuori dai confini nazionali?. ”Puntando sulla ricerca musicale, i giovani e internet. L’80 percento degli artisti che si sono esibiti erano sotto i 30 anni e il restante 20 percento era composto da grandi nomi. Con il nostro Summer camp abbiamo portato oltre 200 ragazzi provenienti da 18 nazioni diverse ai nostri seminari didattici. Questi porteranno la loro esperienza con noi nei loro paesi facendoci conoscere. Poi noi facciamo molta promozione sul web, soprattutto con il sito e Facebook che è uno strumento eccezionale”.
Per il futuro invece? ”Ora ci riposiamo, da settembre cominceremo la programmazione per il 2017. Rimarremo sicuramente a Bagnoregio. Faremo le cose con calma, a differenza dell’anno scorso…”.

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