02052024Headline:

“Rsa, parere del Consiglio di Stato vincolante”

A stretto giro di posta la dura replica di Aforsat alle dichiarazioni del sindaco

Protesta in piazza per le Rsa

Protesta in piazza per le Rsa

“Non una sentenza ma un parere”. Così il sindaco Leonardo Michelini ieri ha tentato di replicare all’Aforsat in merito alla decisione del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittima la delibera di giunta comunale 142 del 29 aprile 2015, con cui l’amministrazione ha interrotto la propria compartecipazione nella composizione delle rette rsa per pazienti con reddito al di sotto dei 13mila euro annui.

Una replica francamente debole, a voler essere buoni. Disarmante sarebbe la parola più adatta. Va infatti chiarito che il Consiglio di Stato emette sempre pareri, è la sua funzione all’interno dell’ordinamento giuridico italiano, questo Michelini lo dovrebbe sapere. Dispositivo, sentenza, parere: si possono usare tutti i termini del mondo, ma di fatto la decisione del Consiglio di Stato ha valore vincolante, imprescindibile. Nei casi come quello dell’Aforsat, in cui il ricorso straordinario viene presentato al presidente della Repubblica, il Capo dello Stato dà mandato al Consiglio di Stato di emettere un parere. Parere obbligatorio e, per gli effetti della legge n.69/2009, vincolante: ergo, dopo la pronuncia del 14 settembre scorso che ha dichiarato illegittima la delibera 142/2015, non si può tornare indietro. Nel caso in cui un ricorso venga accolto dal Consiglio di Stato, infatti, l’atto oggetto del ricorso stesso sarà annullato; questo annullamento avrà effetto esclusivamente tra le parti, salvo che non si tratti di un atto a natura normativa o regolamentare: in questa ipotesi l’efficacia dell’annullamento sarà erga omnes. La delibera 142/2015, da qualunque parte la si guardi, è quindi illegittima.

“La replica di Michelini fa sorridere – dicono dall’Aforsat – e si commenta da sola. Lo sanno tutti che il parere del Consiglio di Stato è vincolante per l’amministrazione, si potrebbe anche fare un’azione per l’esecuzione del giudicato. Michelini scriverà a Mattarella? Bene, lo faremo anche noi e chiederemo di adottare il DpR con urgenza, visto il tempo che è trascorso dalla presentazione del ricorso”.

Al contrario di quanto dichiarato dal primo cittadino, inoltre, non sembra affatto vero che il Comune di Viterbo non abbia mai applicato la delibera della discordia, altrimenti ribattezzata anche ”della vergogna”. Senza fermarsi a riflettere su quale beneficio possa apportare alla collettività fare una delibera tanto controversa se poi non si intende applicarla davvero, ViterboNews24 è in grado di pubblicare atti che dimostrano l’esatto contrario di quanto affermato dal sindaco. Come si può infatti ben vedere nelle copie dei documenti allegati a questo articolo, da cui per riservatezza sono stati cancellati i nomi dei pazienti rsa destinatari (con reddito al di sotto dei 13mila euro), il dirigente dei Servizi sociali del Comune, Alfredo Fioramanti, in una nota dell’11 settembre 2015 scrive che “ai sensi della deliberazione di giunta comunale 142 del 29 aprile 2015, esecutiva dalla data del 7 maggio 2015, la SV non risulta possedere i requisiti per la compartecipazione del Comune di Viterbo alla spesa per il ricovero in rsa. Per il periodo precedente alla data di esecutività dell’atto sopra citato (1 maggio 2015 – 6 maggio 2015), l’amministrazione comunale, in relazione alle disponibilità di bilancio, sta valutando l’eventuale possibilità di corrispondere un contributo di compartecipazione e la misura dello stesso”. Se non è l’applicazione della delibera questa, in cui chiaramente si dice a un paziente avente diritto che il Comune non parteciperà alla composizione della sua retta rsa, allora vuol dire che a Palazzo dei Priori esistono visioni quantomeno singolari delle pratiche amministrative.

Il sindaco Michelini con i parenti dei ricoverati nelle rsa

Il sindaco Michelini con i parenti dei ricoverati nelle rsa

In attesa di una nuova “perla” del Comune di Viterbo sull’argomento, Aforsat non intende restare con le mani in mano: in settimana riunirà i suoi iscritti in assemblea per informare tutti nel dettaglio del risultato del ricorso. All’incontro, ancora da fissare, sarà presente anche l’avvocato che ha seguito l’associazione in questi mesi, Liliana Farronato, che spiegherà come tecnicamente ora chi è stato escluso dalla compartecipazione comunale dovrà muoversi per vedere riconosciuti il proprio diritto all’assistenza. La sentenza (ma non chiamatela così davanti al sindaco, per carità!) del Consiglio di Stato, infatti, avendo dichiarato illegittima la delibera 142/2015 del Comune di Viterbo, ne ha di fatto interrotto l’efficacia, ristabilendo il concorso di spesa del Comune di Viterbo per quei pazienti rsa il cui reddito non superi i 13mila euro annui. Da valutare ora, da parte dei soci Aforsat, eventuali azioni risarcitorie nei confronti del Comune per il danno subito in questi ultimi due anni, ma tale questione sarà approfondita più avanti.

Sul fronte Palazzo dei Priori, intanto, i consiglieri comunali di Forza Italia Claudio Ubertini, Giulio Marini e Antonella Sberna, hanno chiesto la convocazione urgente della seconda commissione comunale per esaminare l’impatto della sentenza rsa sul bilancio 2015 e 2016 del Comune, dato che per questo capitolo non sono stati previsti fondi. Di fatto, il milione e più di euro per la partecipazione di Palazzo dei Priori rappresentano un debito fuori bilancio che rischia di mandare in default finanziario i conti di piazza del Plebiscito. Probabilmente la commissione si riunirà il 29 settembre.

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