02052024Headline:

A Canino un villaggio per elettrosensibili

Potrà ospitare 50-60 persone, vittime di disturbi legati alla presenza di campi magnetici

La scrittrice Cristina Vignoli

La scrittrice Cristiana Vignoli

Dimenticate per un momento il wi-fi per connettersi a internet, il Bluetooth, gli infrarossi, la radio, il forno a microonde, il frigorifero, il computer, la parabola satellitare, la televisione in hd, l’asciugacapelli e lo smartphone di ultima generazione. Simboli e feticci della nostra epoca, che hanno di fatto portato nelle nostre case quello che una volta era chiamato futuro – insieme alle auto volanti e ai viaggi interplanetari, per fortuna per quelli c’è ancora tempo – ma anche un bel po’ di quelle famigerate onde elettromagnetiche che così bene alla salute poi non fanno.

Immaginate ora un luogo senza tutto questo, un’oasi incontaminata a meno di 40 minuti dalla città e a pochi chilometri dal mare, dove la tecnologia è bandita e si può ritornare a stare all’aria aperta o dentro quattro mura senza la paura di essere trapassati, letteralmente, dall’elettrosmog. In più mangiando cibi sani e respirando aria buona. Il toccasana ideale per la mente e il corpo per staccare la spina dallo stress della vita urbana.

No, non si tratta di una comunità amish, dove è persino bandito il gabinetto con lo scarico, ma il progetto di un ecovillaggio per elettrosensibili. A Canino. Ma chi sono esattamente gli elettrosensibili? Il dibattito è ancora aperto. Chi soffre di elettrosensibilità presenta disturbi che vanno dai forti mal di testa a dolori cronici, fino ad arrivare a bruciature della pelle e spasmi muscolari. Causa scatenante, secondo i malati e le varie associazioni che nel corso degli anni sono sorte per il riconoscimento della malattia, l’esposizione alle onde elettriche, elettromagnetiche e ai campi magnetici. Ma gli scienziati e l’Organizzazione mondiale della sanità sono di un altro avviso, declassificando quei sintomi a stress nervoso o ad altre patologie che poco hanno a che vedere con televisori e wi-fi. Ma il popolo degli elettrosensibili non molla di un centimetro ed ecco apparire in giro per il mondo i primi ecovillaggi ”Free Elettrosmog Zone”, come la comunità sulle Alpi francesi e le zone per elettrosensibili in Svezia, il villaggio di Green Bank negli Stati Uniti e il progetto del Tunduqueral Green Village in Argentina.

Numerosi i disturbi legati alla presenza di campi magnetici

Numerosi i disturbi legati alla presenza di campi magnetici

In Italia, l’idea dell’ecovillaggio è venuta a Cristiana Vignoli, scrittrice fantasy con una passato di autrice per la Rai – suo è il personaggio per bambini Viparella – che col marito Massimiliano Babich è dovuta fuggire da Gemona, sulle montagne friulane al confine con l’Austria, a causa dell’elettrosmog.

”Negli anni ‘90 – racconta la scrittrice al blog Ultima Voce – svenivo nei supermercati. Nessuno sapeva dirmi il perché. Capii che erano i campi magnetici dei grandi frigoriferi. Problemi li ho anche con l’asciugacapelli”. “Ho girato – prosegue – mezza Italia per trovare un’area senza elettrodotti, cavi elettrici in aria, né ripetitori di telefonia mobile”. E durante il percorso ha approfondito il tema dell’elettrosensabilità facendosi portavoce, dirigendo un documentario sull’argomento (”Respiri Magnetici Frattali”) e promuovendo tra le varie associazioni e comitati i No Wi-Fi Days, che si sono svolti il 29 e 30 aprile scorsi, dove con lo spegnimento simbolico di 10mila router si è voluto sensibilizzare il governo sui rischi per la salute, ancora poco chiari, del wi-fi. Tappa finale del suo viaggio Canino, dove nella campagna della Maremma ha rilevato nel 2011 31mila metriquadrati di terra per gettare le basi dell’ecovillaggio.

Cristiana Vignoli

Cristiana Vignoli

Oggi, quello che 5 anni fa era un piccolo appezzamento di terra senza acqua né corrente, è diventato un’eccellenza premiata in Regione Lazio con un progetto europeo dei parchi, un centro a basso (quasi zero) impatto ambientale interamente autosufficiente dal punto di vista idrico ed energetico, grazie alle rinnovabili e ad un impianto idrico a caduta. Tra le altre chicche di questa piccola oasi a meno di un’ora dal capoluogo, un orto con prodotti biologici e un casale di 450 mq costruito in legno d’abete col sistema di costruzione ad incastro ”block house”. Presenti anche cinque Yurta, le tende nomadi delle popolazioni della Mongolia e tre casette mobili. Per il futuro c’è l’idea di ingrandirsi ancora di più: altri 300 mq di legno e paglia per quattro case a cui aggiungere altre sei di legno da 50 metri quadrati ognuna.

”Come già accade all’estero – conclude Cristiana – vogliamo costruire il primo ecovillaggio per elettrosensibili in Italia.Potrebbe ospitare 50-60 persone, tra abitanti e permanenze digital detox (staccare la spina dalla tecnologia, ndr) di breve durata. Vorremmo generare lavoro, un indotto per chi perde il proprio a causa dell’invisibile inquinamento ambientale”. E lancia l’appello ”A.a.a. cercasi partner affidabili: chiunque volesse unirsi a noi, è benvenuto”.

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