Ho presentato un’interrogazione al ministro delle politiche agricole, Maurizio Martina, per chiedere la revisione dei criteri di contingentamento del Pecorino Romano Dop in modo da non arrecare danno alle aziende della regione Lazio. In particolare, sono necessarie iniziative, anche di tipo normativo, per tutelare i produttori della filiera casearia presenti nell’ambito territoriale laziale. Per prima cosa va attuata la previsione dell’obbligatorietà dell’indicazione in etichetta della provenienza territoriale del latte e del luogo della sua trasformazione. Così facendo non solo si andrebbe a tutelare maggiormente il consumatore, ma aumenterebbe la tracciabilità del prodotto stesso.
Nel territorio del comune di Nepi e in gran parte della regione sono presenti molte aziende dedite alla pastorizia e alla lavorazione del latte di pecora, alcune delle quali producono il pecorino romano Dop che, per caratteristiche e qualità è considerato di eccellenza sia a livello nazionale che sul mercato internazionale. Circa vent’anni fa il marchio Dop è stato esteso, per una singolare forma di continuità derivante dal tipo di allevamento, anche alla regione Sardegna e mantenuto negli anni. Un decreto del Mipaaf del 9 marzo scorso ha stabilito un limite di produzione che ha causato la riduzione della quota di produzione annua di formaggio per le aziende laziali, nello specifico per quelle della provincia di Viterbo, con gravi e drammatiche ripercussioni economiche. Servono, dunque, interventi urgenti. Le conseguenze, altrimenti, sarebbero nefaste per l’economia del territorio, sia in termini occupazionali che sociali.
Oreste Pastorelli
Deputato del Psi