Apre a Bologna l’ennesimo ristorante che offre la possibilità di consumare il pasto, a base di sashimi o sushi, sul corpo di una ragazza. Questa pratica, conosciuta meglio come “body sushi”o “naked sushi” nasce in Giappone per poi sbarcare nei ristoranti di lusso statunitensi e inglesi. L’usanza giapponese imponeva una preparazione della geisha lunga e laboriosa: la donna servizievole, meglio dire schiava, veniva sottoposta ad ore di addestramento durante le quali era impossibile muoversi. I peli pubici venivano rasati, e solo dopo un bagno di un’ora e mezza, seguito da una doccia fredda, si era pronti a diventare un vassoio erotico vivente.
Oggi, anche in Italia, leggi sanitarie permettendo, è possibile mangiare su pelle umana: alla ragazza in questione, però, vengono coperte le parti intime con un adeguato perizoma e i seni vengono nascosti da foglie opportunamente selezionate. Chiamando il ristorante Lokura, in questione, veniamo a sapere da Fabio, che è possibile prenotare questo servizio per cene di lavoro. La modella viene opportunamente selezionata tramite agenzia, perché, deve rispettare i canoni di bellezza, che poi fanno digerire il prezzo della cena. Per una cena completa, Fabio informa che con 100 euro a testa si beve, si mangia e si ha pelle giovane, elastica, su cui appoggiare le labbra. Questa pratica accende, naturalmente, lo spirito di molte donne e femministe che vedono in questo servizio l’ennesima mercificazione del corpo di questa donna e delle donne in generale. Basta pagare e su una donna ci si può fare di tutto, persino sbavare.
Ma se i ristoranti offrono questa rarità, significa che c’è una richiesta, che il proprietario mi dice essere sia maschile che femminile, e agenzie di mediazione che cercano, e poi trovano, donne che si prestano a tale consumo. Senza i corpi delle donne sarebbe possibile fare una cena in questa maniera? No. Quindi la prima domanda che sorge spontanea è perché queste bellissime ragazze si prestino a farlo? Forse è proprio vero che i soldi comperano tutto? E la risposta mi pare ovvia. La coscienza si costruisce come l’identità. Non è detto che ogni donna sulla faccia della terra abbia avuto la possibilità di meditare o confrontarsi sul fatto, che facendo questo mestiere, si alimenta e si stimola l’universo maschile a vedere la donna come un oggetto da prendere, consumare e, se ti va, ammazzare.
Emanuela Dei