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Viterbo: parto podalico o cesareo?

All’ospedale di Belcolle nasce una bambina podalica

Quante gestanti conoscono veramente i loro diritti e vengono messe a conoscenza di ogni possibile soluzione? A quanto risulta, pochissime. Una testimonianza ci viene rilasciata da M., donna di 31 anni, che alla 34 esima settimana, il ginecologo dell’ospedale di Orbetello aveva comunicato, che la futura nascitura era posta in maniera podalica dentro il suo utero. Ad M. venne detto che in questi casi andava programmato il parto cesareo, come da legge, e questo venne fissato per il 7 luglio 2017.

Il fato volle, però, che sempre ad M., il 26 giugno 2017 si ruppero le acque e che, sempre M., e marito, decisero di correre all’Ospedale di Belcolle di Viterbo per paura di non arrivare ad Orbetello. In questa struttura medico e ostetrica informavano la donna che c’era la possibilità di far nascere la bambina in maniera naturale, poiché erano state accertate le condizioni della donna e della bambina.

M., molto felice di non dover sottoporsi al parto cesareo, firmò il consenso, e un’ora dopo la bambina nacque, di sedere, chiusa a libretto. 2, 580 chili. Madre e figlia erano in ottime condizioni e alla madre vennero applicati appena due punti di sutura. M., raggiante, rimase però stupita dal fatto che nessuno le avesse informata, prima, sulla possibilità di poter avere un’opzione al taglio cesareo.

I dati del Ministero della Salute dimostrano come, relativamente al 2015, il 34,1% dei bambini sia venuto al mondo tramite parto cesareo. Una vera e propria epidemia del bisturi che permette però ad ospedali e medici di programmare ogni nascita ed intascare l’operazione economicamente valida.

Questi dati provocarono reazioni nelle associazioni per la tutela della salute delle donna e molti parlamentari italiani scesero in campo per promuovere il parto naturale. Il deputato Zaccagnini presentò anche un  disegno di legge, l’11 maggio 2016, titolato ”Norme per la tutela dei diritti della partoriente e del neonato e per la promozione del parto fisiologico”, con lo scopo di ”promuovere il rispetto dei diritti della partoriente e del neonato durante il parto ospedaliero ed extraospedaliero”.

Come si legge nel d.d.l, la donna dovrà essere considerata soggetto di cure e non : ”oggetto passivo di trattamenti, troppo frequentemente realizzati senza un reale coinvolgimento della donna stessa nei processi decisionali che riguardano il suo corpo’. Poiché il taglio cesareo è un intervento chirurgico invasivo e pericoloso e dovrà ‘essere effettuato solo qualora ricorrano comprovati motivi di necessità clinica e previo espresso consenso informato, libero e consapevole della partoriente”.

Inoltre, il disegno di legge introduceva anche il reato di violenza ostetrica, nel caso di azioni od omissioni realizzate dal medico, dall’ostetrica o dal personale paramedico volte a espropriare la donna della sua autonomia e della sua dignità durante il parto. In particolare : ”praticare il taglio cesareo in assenza di indicazioni mediche e senza il consenso espresso, libero, informato e consapevole della donna”.

A seguito del parto di M., il ginecologo, che la informò di avere un’opzione al parto cesareo e fece nascere la bambina, venne posto sotto procedimento disciplinare su richiesta del primario del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Belcolle di Viterbo. Oggi, M. ci informa che il procedimento che aveva messo sotto accusa il medico è stato archiviato e che avere la possibilità di scegliere per la propria esistenza e la propria salute è l’arma più potente di ogni essere umano.

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