Per un confine e una recinzione sono finiti in tribunale. Entrambi come imputati e vittime per il reato di lesioni. Uno, un israeliano di 46 anni, l’altro un pensionato italiano.
Alla base della furiosa litigata del 15 gennaio del 2015 a Sutri, in un centro residenziale composto da diciotto villette, un piccolo piazzale di confine. ”Di proprietà di tutti i condomini” secondo il 46enne. ”Solo ed esclusivamente mio” secondo l’anziano.
Così la litigata.
”Lo abbiamo sentito piantare i paletti per la recinzione e siamo usciti di casa – ha spiegato in aula l’uomo, difeso dall’avvocato Vincenzo Petroni – era intenzionato a chiudere quello spiazzo perché, secondo lui, nessun altro avrebbe dovuto passarci. Alla mia richiesta di vedere i documenti che ne attestassero la proprietà, ha cominciato ad alterarsi. Per poi esplodere quando mia moglie ha deciso di chiamare i carabinieri”.
Secondo la ricostruzione del 46enne, sarebbe stato colpito in testa con uno di quei paletti di ferro: ”Ho sentito un fortissimo colpo sulla fronte. Poi mi sono risvegliato a terra completamente coperto di sangue”. Necessario il trasferimento all’ospedale di Belcolle per la medicazione e la sutura della profonda ferita, l’uomo sarebbe ora intenzionato a richiedere il risarcimento dei danni estetici subiti.
”La cicatrice è ancora ben visibile e la ferita ancora fa male. Per mesi ho avuto senso di nausea e continue emicranie”.
Pronta a dar battaglia la controparte: ”In questo racconto c’è da aggiungere che anche il mio assistito è finito in ospedale. Il 46enne, dopo aver scaraventato a terra gli attrezzi da lavoro e alcuni pali della recinzione, avrebbe acceso la macchina e ingranata la marcia avrebbe cercato di investirlo, ferendolo”.
Denunciatisi a vicenda per quelle lesioni, riportate e ricevute, ora sono entrambi alla sbarra e rischiano una condanna penale.
Il processo a loro carico proseguirà a metà maggio.