RONCIGLIONE – (b.b.) ”Il tribunale del Riesame è stato impeccabile nella ricostruzione dei fatti. Siamo convinti di avere in mano un sistema ben solido di prove che portano ad Andrea Landolfi”. La Procura di Viterbo non ha dubbi. ”Anche uno solo degli indizi preso singolarmente sarebbe capace di reggere l’intero castello accusatorio”.
Un castello accusatorio che vede il 30enne Andrea Landolfi unico indagato per l’omicidio volontario della fidanzata Maria Sestina Arcuri, morta a 26 anni dopo una tragico volo dalle scale in un appartamento di Ronciglione.
Nel carcere di Regina Coeli dallo scorso mercoledì, dopo che la Suprema Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, Landolfi è in attesa che venga fissata la data dell’interrigatorio di garanzia. Di fronte al gip Francesco Rigato che per primo disse no al suo arresto, il 30enne potrà rispondere alle domande o avvalersi della facoltà di non rispondere.
Maria Sestina Arcuri morì a febbraio, dopo un disperato intervento neurochirurgico all’ospedale di Belcolle: ad essere fatali le lesioni riportate all’addome e alla testa a seguito di un volo dalle scale del secondo piano dell’appartamento della nonna del fidanzato. ”Una caduta dall’alto in accelerazione” come la definì il medico legale che svolse l’autopsia sul suo corpo. E ora quelle lesioni, quella perizia, unite alle intercettazioni sul telefono del ragazzo e alla testimonianza del figlio di 5 anni rappresentano le prove chiave a suo carico in mano alla Procura.