04052024Headline:

Nuove ricette per l’Europa

C'è bisogno di crescita economica e di un piano serio per creare posti di lavoro

Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea

Jean Claude Juncker, presidente della Commissione europea

Ci vogliono ricette diverse da quelle fallimentari del conservatorismo europeo: quello di cui vi è bisogno è la crescita economica e un piano europeo per nuovi posti di lavoro, il progresso nella prosperità e non la recessione con austerità e la riduzione della protezione sociale.
Il medio-lungo periodo deve restituire a coloro che la crisi la stanno pesantemente subendo una certezza di equità e di giustizia sociale. Dalla crisi si esce se le forze politiche e innovatrici che in Europa rappresentano le forze di progresso, ritrovano al proprio interno le ragioni concrete della distinzione storica con i freni europei; se tra il parlamento europeo e la società attraversata da movimenti che esprimono una forte volontà di cambiamento si ritrova una soddisfacente assonanza e se, infine, ritorna la voglia di battere le ormai insostenibili diseguaglianze di trattamento realizzate negli ultimi decenni tra i Paesi membri.
Altiero Spinelli, inestimabile politico e scrittore, ha consegnato alle nuove generazioni il messaggio che per l’Italia non c’è miglior destino della promozione e realizzazione della più grande patria europea.
Consapevoli che l’ala d’ingresso dell’edificio parlamentare europeo è intitolata allo Spinelli, italiano il cui pensiero tanto ha pesato nell’incardinamento del concetto europeista, dobbiamo chiedere e pretendere il conto di un peso uguale agli altri Paesi membri a fronte della nostra produttività e dignità. Non possiamo continuare ad accettare senza batter ciglio le disuguaglianze che ci separano dagli altri componenti dell’EU; disparità che pesano sulle difficoltà della nostra imprenditoria, unica per prodotti, eccellente per la qualità, indispensabile per quel made in Italy che attrae e arricchisce, portatore di un macrosistema semantico ed economico senza eguali. Non possiamo permettere che il nostro saper fare, inimitabile, possa essere assimilato, e in qualche modo svilito, al confronto con imprese europee che ignorano la grandezza della nostra produzione.

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