Monta la protesta delle piccole imprese dopo la pubblicazione in Gazzetta del decreto del Ministero dell’Ambiente che dispone il riavvio dell’operatività del Sistri. Poco tempo fa, la Cna aveva preso posizione contro l’ipotesi di riattivazione di un sistema di tracciabilità dei rifiuti inefficiente e con ricadute pesantissime per le aziende. Sulla stessa linea, Rete Imprese Italia, che aveva chiesto esplicitamente l’abrogazione del Sistri. Le associazioni di categoria sollecitavano al ministro Corrado Clini un confronto per ricercare insieme soluzioni adeguate per un nuovo sistema di tracciabilità, tanto più alla luce del rapporto della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e degli arresti seguiti alle indagini della magistratura sugli appalti del Sistri.
Il governo, invece, non ha cambiato idea e ha confermato il cronoprogramma stabilito. E all’ennesimo appello delle imprese a ripensarci, tenendo conto della fase di durissima recessione che ha ridotto allo stremo il tessuto produttivo, il ministro ha replicato, definendo le parole di Rete Imprese Italia “incomprensibili” ed evidenziando che “l’assenza di un sistema di tracciabilità è un assist intollerabile a chi evade gli impegni ambientali e soprattutto alla malavita organizzata e alle ecomafie”.
Di incomprensibile, in questa vicenda, c’è solo l’atteggiamento del ministro dell’Ambiente. Chiediamo invano da due anni, prima al ministro Prestigiacomo e poi al ministro Clini, la riprogettazione di un sistema di tracciabilità dei rifiuti che risponda a criteri di efficienza, trasparenza, economicità e semplicità. Riteniamo che il tenore e le parole del Ministro dell’Ambiente nei nostri confronti non solo siano irricevibili e inconciliabili con il ruolo istituzionale ricoperto, ma costituiscano un vero e proprio insulto alla parte più vitale del mondo produttivo. La legalità è un valore fondamentale per le nostre imprese. Per una lotta efficace alle ecomafie, c’è però bisogno di un sistema diverso da quello che si vuole riavviare, il cui unico effetto sarebbe quello di dare un altro colpo a un mondo che non ce la fa più. Il ministro non può ignorare questa realtà, ha il dovere di ascoltarci.