01052024Headline:

Il tristennale di Monte Rufeno

cascata_monte_rufenoIl 19 settembre è ricordato da tutti, e in modo particolare dai napoletani, per la festività di San Gennaro. E quindi è il giorno dell’atteso miracolo della liquefazione del sangue. Nessuno sembra si ricordi invece che è stato anche, nel lontano 1983, il giorno della costituzione della Riserva naturale di Monte Rufeno. Per un triste destino e un incrocio di date, il 19 settembre di pochi anni fa cessava la sua giovane esistenza Egidio, che della riserva naturale è stato un padre fondatore e soprattutto uno di quelli che ha creduto, come me, che con la conservazione della natura si potesse cambiare il mondo, al cui centro c’erano le dolci colline che dal Paglia salgono e scendono fino all’Umbria e la Toscana.
Scrivo oggi, cioè alcuni giorni dopo il 19, perché ho l’impressione di essermi ricordato solo io che la riserva ha compiuto 30 anni. Un trentennio di vita è un traguardo importante per una persona: è la maturità, per una istituzione è l’età dei bilanci. Vediamo di farne alcuni, partendo dalla legge regionale che istituiva la riserva naturale che presentava quattro finalità indicate nell’articolo che riporto:.
Art. 2. (Finalità). La riserva naturale «Monte Rufeno» è istituita al fine di:
a) ripristinare e tutelare l’ecosistema forestale in tutte le sue componenti, biotiche ed abiotiche;
b) gestire parte del territorio e del patrimonio boschivo secondo criteri di silvicoltura naturalistica;
c) promuovere il turismo sociale attraverso il restauro e la gestione pubblica del patrimonio edilizio esistente all’interno della riserva;
d) promuovere, organizzare e valorizzare le attività produttive non in contrasto con le finalità di conservazione dell’ambiente naturale.
monaldescaDopo 30 anni credo sia lecito attendersi che il Comune di Acquapendente, in qualità di ente gestore, e che la Regione, nella sua qualifica di ente istitutore e finanziatore, si chiedano se queste finalità siano state rispettate, perseguite, sviluppate. Insomma se la Riserva abbia inciso in qualche modo nella realtà politica, sociale, culturale, ambientale ed economica almeno di Acquapendente.
In considerazione che nessuno lo ha fatto, e mi sembra neanche intenda farlo, volevo cimentarmi in questo esercizio nella speranza di stimolare un dibattito e una riflessione pubblica nella realtà aquesiana, e forse anche oltre.
La riserva naturale si è insediata come tale in un territorio abbandonato dall’agricoltura: era il meno fertile di Acquapendente e soggetto a rimboschimento. Il vero patrimonio erano i circa 30 poderi oramai abbandonati che in parte sono stati ristrutturati. Uno sforzo economico pubblico notevole: sono state necessarie ingenti risorse regionali e comunitarie. Come succede sempre in questi casi, quando è il pubblico a gestire, si è pensato principalmente alla realizzazione delle opere edilizie e molto meno alla futura gestione e quindi alla fruizione dei manufatti. Pertanto ora abbiamo strutture architettonicamente pregevoli, ma che nessuno vuole gestire perché mancano dell’essenziale per una gestione profittevole.  I rovi stanno inesorabilmente prendendo il sopravvento ed un senso di tristezza e sconforto assale il visitatore che si imbatte in questi poderi.
Per questi motivi le cooperative che si sono cimentate nella gestione dei casali e delle strutture della Riserva nel corso del trentennio ne sono uscite tutte con le ossa rotte. Di questo dovremmo discutere. Non credo che si tratti solo di incapacità di queste aziende, visto che alcune hanno avuto successo in altri settori. Ma forse gli errori non stanno tutti da una parte, come sempre succede.

riserva_naturale_monte_rufenoUn’altra criticità, facilmente riscontrabile sul territorio, è lo sviluppo innovativo in termini di gestione ecocompatibile, come invece dichiarava la finalità numero 4. Molti dei progetti realizzati non hanno nulla di innovativo e poco di ecocompatibile: sono stati fatti allo stesso modo di come avrebbe fatto qualunque privato. E allora, perché costituire la Riserva ? Nella Riserva dovrebbero essere progettati e realizzati dei prototipi di sviluppo ecocompatibile; applicati poi, se funzionanti, al di fuori della stessa.
Le aspettative sulle potenzialità di sviluppo della Riserva negli anni ’80 erano molto elevate ed eravamo molti i giovani aquesiani che abbiamo creduto che potesse cambiare le sorti della nostra comunità. Purtroppo, molte di quelle aspettative sono andate deluse, perché se è vero che nell’ambito conservativo sono state fatte cose egregie, per lo sviluppo economico compatibile del nostro territorio quello che si è fatto lo hanno fatto molti privati e poco la Riserva, nonostante ingentissime risorse pubbliche. Ci dovremmo chiedere se la comunità aquesiana tutta, e quindi tutti noi, in qualche modo siamo coinvolti e abbiamo speso produttivamente i milioni di euro che ci sono stati assegnati ? Siamo sicuri che abbiamo rispettato le finalità della legge istitutiva ed abbiamo creato sviluppo?
Chiederei a tutti gli aquesiani, ma anche ad altri, di utilizzare il trentennale per discutere in modo ampio e partecipato sul futuro della nostra area protetta, anche perché il passato ormai se ne è andato e può servirci da insegnamento. I primi trenta anni di Monte Rufeno senza festeggiamenti e confronto rischiano di essere un tristennale senza prospettive per il futuro e oggi non possiamo permettercelo: abbiamo 3.000 ettari bellissimi che possono essere una risorsa per tutti noi e per le generazioni future.
La Riserva naturale Monte Rufeno è un patrimonio di tutti che, grazie ad una intuizione straordinaria di 30 anni fa, è stato deciso di tramandare alle future generazioni attraverso progetti di conservazione naturalistica. Non sprechiamo questa opportunità.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

377   Commenti

  1. Giorgio Molino ha detto:

    E’ una capacità ormai non comune, che purtroppo difetta all’autorevole editorialista, quella di tenere sveglio il lettore. Sogni d’oro con camomilla Massimo Pelosi.

  2. Maurilio ha detto:

    Ciao, Max, poiché nonostante il commento sembra che tu sia ancora sveglio, nel ringraziarti per questa provocazione, mi permetto di ricordarti quello che fu detto qualche anno fa, quando ci fu la cerimonia dell’assegnazione di un riconoscimento al sottoscritto, ovvero l’invito ad accettare la sfida di permettere alla RN di estrinsecare davvero le sue potenzialità. Questo invito, evidentemente, non è stato raccolto. Sarà forse il caso che “dal basso” ci si impegni affinché venga la proposta di tornare ad incontrarsi per ri-provare a immaginare il futuro?

    Anche io credo che… “La Riserva naturale Monte Rufeno è un patrimonio di tutti che, grazie ad una intuizione straordinaria di 30 anni fa, è stato deciso di tramandare alle future generazioni attraverso progetti di conservazione naturalistica.” Non sprecaTE questa opportunità.
    Saluti cari a te e a tutti gli ex-avventori di “Da Cacino”…

  3. Giorgio Molino ha detto:

    Questo “Da Cacino” è notoriamente un crogiolo di cervelli e premi Nobel.

  4. Marco Capra ha detto:

    Caro Massimo, dal tempo di Sabaudia i trenta anni, che per boschi sono quasi niente ma agli umani pesano, hanno cronicizzato i difetti tipici che trovi ad Acquapendente, nella Regione Lazio e nella Nazione, questi si possono riassumere in una semplce, magica, frase:

    “non è colpa mia”

    Te lo sentiarai dire da tutti, dalla signora delle pulizie all’amministratore, dal progettista al ricercatore. E sai qual’è il bello ? E’ che hanno ragione !

    In questa nazione, non ho idea se all’estero sia lo stesso, tutti coccolano il proprio, piccolo o grande, potere ma nessuno si accolla, con questo, la responsabilità delle proprie azioni e degli effetti di queste, spesso imbarazzanti…….

    I Capitani Coraggiosi dei nostri mari si chiamano Schettino ( ormai in trent’anni ne ho cambiati a iosa e sono tutti, quasi tutti, della stessa forza) pavoni con la Moldava, balbettanti con i superiori, prepotenti con il timoniere e poi, dopo aver causato la morte di decine di persone, abbandonano la nave perchè hanno paura del buio.

    Ricordi ? ” fare il Capo è facile, fare il Buon Capo è difficilissimo…..” , il problema è tutto qui !

    Comunque, per la ventinovesima Scarpinata ci sarà un dibattito sul trentennale (insieme ai 150 anni del CAI, non so cosa c’entri ma è così) vieni ? Maurilio, vale anche per te.

  5. Giorgio Molino ha detto:

    Questo “Da Cacino” era veramente una fucina di intellettuali sopraffini! Ah, averlo saputo!

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da