26042024Headline:

C’era una volta Gianfranco Fini

L'arrivo di Fini

L’arrivo di Fini

Sette meno un quarto, piazza San Lorenzo è vuota, allarme rosso. Le due Alfa ministeriali si fermano, un a-a-a-a-abbronzatissimo Gianfranco Fini scende, si stiracchia e indossa la giacca beige sopra una maglietta nera di una casa di materiale per immersioni. Meglio andare a fare un giro per Caffeina, per guadagnare qualche minuto e magari qualche presenza in più.

Già, sono lontani quei momenti, quando un comizio provocava turbamenti. Quando il PalaMalè ruggiva e piazza del Comune scandiva “Fi-ni, Fi-ni”. E i tricolori al vento, le magliette nere, qualche saluto romano galeotto. Soprattutto: sono lontani i tempi di quei discorsi lineari e lucidi, della dialettica ipnotica, quei climax che culminavano sempre in minuti di applausi e ovazioni. Oggi tutto questo non c’è più, per l’ex presidente della Camera: a Viterbo come – è lecito immaginare – altrove in Italia. E gli ultimi risultati elettorali della sua Futuro e libertà ne sono la spietata conferma algebrica.

Eppure, Fini sarebbe a Viterbo per presentare un libro. Titolo deviante: “Il Ventennio”. Sottotitolo chiarificatore: “Io, Berlusconi, e la Destra tradita”.

La sala di Palazzo palale

La sala di Palazzo palale

Mezz’ora dopo, la sala di Palazzo papale non sarà strapiena, ma mica malaccio. Cento persone contate, settanta senza addetti ai lavori. Si pagherebbero tre euro e mezzo di biglietto, ma bruciare è facile. Facce note in platea: pochissime. C’è il fedele Claudio Taglia. Ci sono Barelli e Moltoni (in maggioranza in Comune), c’è l’ex assessore Purchiaroni. Avvocati, un notaio, professori. Età media altina, i tempi del Fronte della gioventù sono passati da un pezzo. Entusiasmo moderato, a partire dal cortese applauso di benvenuto. Dice: ma dove sono finiti tutti gli altri? Quelli che per vent’anni hanno idolatrato Fini e il finismo, quelli che grazie a lui e dietro a lui, sul palco con lui, hanno inanellato vittorie su vittorie, hanno incassato migliaia di voti? Gli ex sindaci, gli ex deputati, gli ex senatori? Dove sono finiti quelli che hanno governato questa città – e tutto sommato questo Paese – fino ad un anno fa? Non ci sono. Non sono venuti neanche a contestare: l’indifferenza è più forte di qualsiasi slogan, di qualsiasi “traditore” gridato da lontano.

Alessandro Usai e Gianfranco Fini

Alessandro Usai e Gianfranco Fini

Intervista Alessandro Usai, con stile. Anche quando l’ex presidente della Camera lo bacchetta, forse perché ha saputo che lavora a Mediaset, forse perché quella faccenda con Silvio ancora brucia, anche se Fini non sembrerebbe il tipo da dividere il mondo in berlusconiani e antiberlusconiani, no? L’argomento libro è subito liquidato dall’autore medesimo (“E’ uscito ad ottobre, da allora è successo di tutto”) e allora via a parlare di Renzi, di Europa, del centrodestra non solo senza leader, ma anche senza uno straccio di progetto. I riferimenti all’amata Francia e all’amato Le Pen si sprecano, come vent’anni fa, peccato che ora Le Pen sia Marine e non più Jean Marie. Il tempo cambia molte cose nella vita.

Lo stile è compassato, la dialettica sembra un po’ arrugginita, il fair play latita. Un paio di chicche per rendere l’idea. Usai: “La Meloni le piace?” Fini: “Guardi che non è mica un concorso di bellezza. E poi mi dà fastidio che usino il simbolo di Alleanza nazionale, quella era la nostra storia, la storia di tutti”. Vale anche per qualche viterbese assente? Forse sì. Secondo momento cult, quando il giornalista accenna con garbo alla casa di Montecarlo (una domanda che non si poteva non fare, anche perché la sua compagna Elisabetta Tulliani qui era di casa: con Gaucci abitava a neanche cento metri). Fini: “Quando mi hanno calunniato ho denunciato, è semplice. Se domani qualcuno scrive che oggi non c’era nessuno, io non denuncio, perché è un’opinione. Se scrivono che sono arrivato con un elicottero invece faccio querela, perché non è vero”.

Gianfranco Fini

Gianfranco Fini

Finale amarissimo: “Il ricordo più piacevole di Viterbo? Venire a fare un comizio qui era un onore e uno stimolo. Perché c’era tanta gente, e persone appassionate e competenti di politica. Non me la potevo cavare con due slogan. Ecco, fare un comizio a Viterbo era come farlo a piazza del Popolo”. Nostalgia canaglia: passa il tempo, cambiano le platee, ma soprattutto cambiano i leader.

Policy per la pubblicazione dei commenti

Per pubblicare il commenti bisogna registrarsi al portale. La registrazione può avvenire attraverso i tuoi account social, senza dover quindi inserire ogni volta login e password o attraverso il sistema di commenti Disqus.
Se incontrate problemi nella registrazione scriveteci webmaster@viterbopost.it

Pubblica un commento

Per commentare gli articoli, effettua il login attraverso uno dei tuoi profili social
Portale realizzato da