26042024Headline:

Città Aperta licenzia: il sindacato non ci sta

Lino Rocchi

Lino Rocchi

La cooperativa si chiama Città aperta. E pure la porta d’accesso senza dubbio lo è. Tanto in entrata. Quanto, soprattutto, in uscita. Tempi di magra. E fin qui nulla di nuovo. Ci si arrabatta. Si lima un pochino. Si stringe la cinghia. E, purtroppo, qualche volta si licenzia. Così fan tutti, d’altronde. Seguendo le linee guida diaboliche della Fornero. Spedendo a casa gente disperata, e senza manco troppe spiegazioni. In questo caso però dopo il taglio di tre dipendenti, tre su ottanta totali, ma anche tre su otto che guidano i minibus, una piccola strana anomalia emerge. Poiché sia questo che quello che l’altro fanno parte del sindacato Usb. Coincidenze.

Ma partiamo dal principio. “Siamo entrati in cooperativa da un paio di mesi – dice Luca Paolocci, per Usb – qualche incontro con la dirigenza, sapevamo che le acque non erano così limpide, e ci hanno presentato lo stato di crisi. Ogni decisione però venne rimandata sul finire di luglio, con l’assemblea dei soci”.

Poi le lettere del 26 giugno. La grande cacciata per “giustificato motivo”. Firmata nientemeno che dal presidente in persona, Kristiano Bonatesta (sì, con la “K”). “Siamo due lavoratori a tempo indeterminato – ora parla Luca Neri, colpito e affondato, nonché rappresentante aziendale – più un determinato che a febbraio 2015 avrebbe chiuso in ogni caso. Ci troviamo in un limbo. Il licenziamento non è stato registrato. Allo stesso tempo non ci si può iscrivere al collocamento per gli ammortizzatori. Che fare?”.

Ma come si è arrivati a tutto ciò? “Coi pulmini portiamo malati in dialisi – prosegue – Ce ne eravamo accorti chiaramente che il mercato fosse crollato. Facevamo meno ore. Da un regime di monopolio siam passati alla concorrenza spietata. Chiedendo inoltre 100 euro in più si era ulteriormente calati. Ma rimangono assurde le modalità”.

In effetti, fa notare Lino Rocchi (medesimo sindacato) l’elemento di disturbo sta nel modus operandi. “Mai visto un caso così crudele – tuona – si è partiti dalla fine. E la solidarietà? Ci sarebbero la cassa integrazione, gli accordi, le tavole di consultazione. Nulla. Viene quasi da pensare che qualcuno dava fastidio. E che magari aveva un contratto forte. Che solo con la ‘scusa’ della crisi poteva essere eliminato”.

“Mi auguro che vengano reinseriti – chiude per Rifondazione Luigi Telli – ma ho i miei dubbi. Andrà mica a finire che ne prenderanno tre senza sindacati alle spalle?”.

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