26042024Headline:

Ilco, la prima B non si scorda mai

La presentazione della Ilco Stella Azzurra

La presentazione della Ilco Stella Azzurra

E’ il ciclo delle stagioni: ogni settembre, la presentazione ufficiale della squadra, società, programmi e obiettivi. Già, ma dove eravamo quattro anni fa? Dove stava soprattutto la Stella Azzurra? Nella nebbia della serie D, contro avversari che si presentavano neanche in dieci, punteggi allucinanti, arbitri pure. Oggi il fumo è quello che esce dalle piscine della Terme dei papi per questo vernissage così elegante, degno di una squadra che si approccia al primo campionato di serie B nazionale della sua storia, e a distanza di dieci anni dall’ultima viterbese impegnata (la Lazio, prima ancora c’era stata l’epopea della Libertas).
Giacche buone, allora (l’assessore provinciale Danti ne sfoggia addirittura una in rosa Giro d’Italia) e tanta gente. Le istituzioni, gli sponsor, la stampa e l’impressione che si stia assistendo ad un cambiamento, anzi ad una mutazione genetica: la Stella Azzurra, da piccola e agguerrita realtà di quartiere (all’epoca andare a giocare alla palestra della Verità equivaleva ad una trasferta a Salonicco) a prima mamma di tutti i viterbesi che amano questo sport. Così grande e così buona da poter accogliere tutto l’affetto – la passione – che c’è, ed essere persino in grado di ricambiarla.
Magari anche quest’anno, quando lo champagne della passata stagione si trasmoferà presumibilmente (lo dicono anche i protagonisti, coach Cipriani in testa, e il direttore sportivo Fabrizio Gatti, che da vecchio lupo della retìna sa fiutare l’aria come pochi) in prosecco un po’ marsalato. D’altronde: un’annata del genere – col trionfo della Viterbese prima e della Stella poco dopo – non capita sempre, e comunque resterà nella storia di questa città, così poco avvezza alle vittorie, figuriamoci ai trionfi.
Parlano tutti, e tutti dicono le stesse cose. Da ricordare quelle dello sponsor principale, quel Piero Camilli (titolare della Ilco) che magnetizza l’attenzione anche quando non vorrebbe: “Non vengo quasi mai alle vostre partite, ma confermo la mia vicinanza a voi, che siete una famiglia e una realtà splendida – ha detto il patron della Viterbese – Soprattutto lontana da dove vengo io, da quel mondo del calcio che è devastato dai soldi. Ma voi, ragazzi, rappresentate una comunità, a partire dal settore giovanile, e avete la responsabilità di dare l’esempio ai ragazzi più piccoli, che vi considerano idoli”.

Il nuovo pivot Alessandro Cecchetti, saluta i tifosi

Il nuovo pivot Alessandro Cecchetti, saluta i tifosi

Il dirigente Marcello Meroi, che conserva la deformazione professionale dal suo incarico politico, presenta la serata e chiede al sindaco Michelini (in prima fila, morbido) un impegno definitivo per sistemare il PalaMalè, la casa madre che non se la passa benissimo, a livello infrastrutturale: “Oggi, per esempio, pioveva dal tetto”. E Michelini: “Sistemeremo le cose più urgenti da subito, per le più serie ci impegneremo, ma non promettiamo tempi record”. Segnare e ricordare, please.
E allora ecco la presentazione vera e propria. Dei quadri dirigenziali, con una grossa novità al vertice: Fabio Bernini lascia la corona presidenziale a Fabio Ricci, per motivi di lavoro, anche se resterà per sempre il presidente della promozione: “Ma qui non ci sono gerarchie – assciura lo stesso Ricci – Siamo un gruppo di amici tutti allo stesso livello”. L’avvocato Luca Mecarini entra al marketing: ha già preparato due tessere per i tifosi (la star card a 50 euro e la gold a 100) per gli abbonamenti, visto che quest’anno al palazzetto si pagherà – lo prescrive la Lega -, anche se solo 5 euro a gara, anche se con agevolazioni particolari per i giovani e i gruppi. Altra primizia, affidarsi ad una società di marketing: la Esc creative workstation, che in città ha zero rivali validi.
All’appello manca solo il roster, la squadra, seduta nelle prime file, compita, capelli corti, barba pure (va di moda), pochi orecchini e tatuaggi: mancano in parecchi, rispetto alla brigata che fece l’impresa, a partire dal capitano Valerio Giganti, passato dirigente e pure lui alla storia. E’ rimasto Tommaso Rossetti, l’uomo del miracolo con quel tiro da tre sulla sirena, e pochi altri. Il resto sono giovani, scelti da Gatti col suo bastone da rabdomante: il pivot Cecchetti, per dire uno, sembra proprio una bella bestia.
Il calendario è da brividi: esordio il 5 ottobre a Montegranaro, dove fino a poco tempo fa c’era la serie A (come a Rieti, del resto, ma ci sarà tempo per parlare dei cuginastri). Sarà per questo che coach Cipriani, con quel piglio à la Gigi Proietti, quando è il suo turno di microfono dice: “Grazie di tutto. Adesso vi lascio, perché dobbiamo andare ad allenarci”. Le imprese nascono pure così: con una battuta, e con tanta concretezza.

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