26042024Headline:

La sora Lella con la monnezza alla gola

L'assessore Raffaela Saraconi

L’assessore Raffaela Saraconi

“O Viterbo ambiente ci fornirà un servizio decente oppure andrà a casa”. Chiara, semplice e per una volta risoluta Raffaella Saraconi, assessore ai Rifiuti (e a tante altre cose), nel pronunciare l’ultimatum alla ditta che gestisce la raccolta dell’immondizia per conto del Comune di Viterbo. Un tono mai udito prima dalla sua viva voce, eppure necessario per rintuzzare gli attacchi scatenati, nel corso del consiglio comunale, da opposizione e maggioranza e persino dai suoi stessi sodali (si fa per dire) della lista Oltre le mura.

Un fuoco incrociato scaturito dal disastroso avvio della raccolta dei rifiuti organici (dal 1 novembre scorso): la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, anzi il mastelllo, già di per sé colmo dopo un anno e mezzo di disservizi ritardi e svarioni che neanche nel sistema omologo Calcutta.

La prima ad affondare il colpo è stata Chiara Frontini, paladina dei deboli e degli oppressi (dai rifiuti): “Basta parlare di problemi fisiologici, siamo in piena emergenza”. Dopo di lei l’attacco che non ti aspetti (e chissà se se l’aspettava la Sora Lella) arriva dal capogruppo di Oltre le mura Maurizio Tofani: “La situazione non ci soddisfa, non era lontanamente immaginabile che si arrivasse a questo punto – ha detto il fratello del noto anchor-man radiofonico Luca – soprattutto perché così tutti noi consiglieri ed amministratori passiamo per distratti o peggio, complici, agli occhi dei cittadini alle prese con mille problemi. La colpa non è né di questa, né della passata amministrazione, ma di chi ha fatto questo contratto con la ditta”. Un contratto che tra l’altro prevederebbe sanzioni irrisorie nei confronti di Viterbo Ambiente qualora non rispettino alcuni servizi. Facile pensare che convenga saltare un ritiro, o non spazzare le strade, e pagare poi al Comune una multa bassissima.

Anche Marini (Forza Italia), che pure quel contratto lo accettò, condivide: “Dovevamo e dobbiamo essere più duri nei confronti della ditta. Non scegliendo un controllore del servizio, per esempio, non possiamo neanche produrre quei solleciti e quegli appunti che potrebbero essere decisivi in vista di una futura rescissione del contratto con Viterbo Ambiente”.

Già, la rescissione. Parlarne non è più tabù, visto che anche la Saraconi imputa tutti i mali del mondo alla società che gestisce il servizio. Delle colpe – e di eventuali dimissioni – dell’assessore competente, cioè lei, che pure sarebbe pagata per conciliare l’amministrazione pubblica e il privato che fa le cose, non parla. E’ il contratto, il mostro, che tra l’altro non può difendersi perché notoriamente fatto di carta: “La raccolta si fa in base a quell’accordo – dice la Sora Lella – che ha sicuramente delle lacune. Intanto perché è stato firmato in fretta, forse per ragioni elettorali, e poi per le modalità, delle modalità che oggi conferiscono una scarsissima forza contrattuale a Palazzo dei priori”. Ma chi l’ha firmato, ‘sto benedetto contratto? Forse qualche dirigente sul quale è sempre facile sparare.

Poi lo sfogo: “Non disposti, come amministrazione, a vivere altri quattro anni così, con un servizio scadente. Stiamo vedendo se ci sono margini per andare avanti. E io, come assessore, non sono disposta a fare la balia di Viterbo Ambiente, a sollecitarla quotidianamente, riunioni su riunioni e promesse disattese. Ci avevano assicurato che fossero pronti per l’organico, ma già il primo novembre mancavano mastelli e sacchetti. La ditta risponderà di queste cose”.

Se ne rispondesse anche l’assessora Saraconi non sarebbe mica male: chi lo dice che con un altro assessore le cose sarebbero andate allo stesso modo?

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