27042024Headline:

La buona scuola e i cattivi maestri

Riflessioni e considerazioni di varia umanità sorseggiando il caffè della domenica

savino nicolaLa cosiddetta “buona scuola”, la riforma del sistema scolastico italiano, supera il primo scoglio, quello della Camera, ed ora approda in Senato dove i numeri per la maggioranza sono decisamente più risicati e dove quindi il rischio di qualche scivolone è tutt’altro che remoto. Si può tentare, comunque, un’analisi più oggettiva delle novità introdotte, senza lasciarsi trascinare dal tifo o dai particolarismi o dai corporativismi?
C’è un dato di fatto innegabile: dall’1 settembre saranno assunti, a tempo pieno e indeterminato, circa centomila precari. Si tratta di insegnanti che hanno vinto un concorso (quindi sono idonei a svolgere la delicata funzione educativa e formativa che è loro affidata) e che lavoravano già nella scuola, ma con contratti a tempo (da settembre a giugno). Si tratta in sostanza di una giusta regolarizzazione della loro posizione. Davvero c’è qualcuno che pensa che questo sia un fatto negativo?

I punti più controversi riguardano l’introduzione della meritocrazia nella valutazione del personale docente e il ruolo del dirigente scolastico. Nel primo caso, va preliminarmente ricordato che nel sistema anglosassone tale metodo è normalmente utilizzato e, a giudizio unanime, le cose funzionano decisamente meglio rispetto a quanto accade in casa nostra. Se sei un bravo insegnante secondo la valutazione dei presidi, delle famiglie, degli stessi alunni (quando si tratta di giovani ormai in età per esprimere valutazioni) non solo guadagni di più, ma viene anche cercato direttamente dalle scuole che offrono contratti migliori. E questo accade a tutti i livelli d’istruzione. Nella “buona scuola”, non si arriva a tanto, ma vengono introdotti meccanismi valutativi che permettono di “dare un voto” anche ai docenti. I quali talvolta (anzi spesso) dimenticano che sono dietro quella cattedra perché ci sono gli studenti e non viceversa e in certi casi (diciamolo con sincerità) meriterebbero di essere cacciati a calci nel sedere per quello che fanno (poco, anzi pochissimo) e per come lo fanno (male, anzi malissimo). Ma c’è un’altra considerazione: perché, in maniera laica e scevra da polemiche, non ci si pone mai seriamente il problema di chi non sa insegnare? Costoro, tanti o pochi che siano, fanno danni enormi. Meritano ancora di continuare a far lezione? Non solo, ma davvero chi fa il suo dovere con passione e capacità, con entusiasmo e partecipazione e competenza, può temere le novità, qualunque esse siano? Non è così, non può essere così.

Infine, il dirigente scolastico. Inizialmente, è vero, gli erano stati affidati poteri eccessivi, ma nelle correzioni introdotte a Montecitorio sono stati inseriti contrappesi che limitano e condizionano le sue scelte. Non potrà insomma scegliere una maestra solo perché è carina, né un prof solo perché è un amico di famiglia. Non funziona così e chi continua a negarlo, dimentica e nega la realtà. Al fianco del preside ci saranno altri insegnanti, rappresentanti dei genitori e del personale non docente. Certo, alla fine deciderà lui ma se ne assumerà nel bene e nel male la responsabilità. Accade in ogni consesso: il “capo” ha l’onere e l’onore di mandare avanti la baracca. Se sbaglia e le cose vanno male, paga in prima persona.

C’è poi la questione delle scuole parificate, riconosciute peraltro dalla Costituzione: alle famiglie deve essere riconosciuto il diritto di scegliere l’istituto per i propri figli. Ma questo non significa affatto penalizzare la scuola pubblica. Come pure, sono previsti fondi per intervenire sulla sicurezza degli edifici scolastici.

E’ davvero così scandalosa questa riforma da provocare ammutinamenti e proteste così vibrate? Non sembra, anche se qualche aspetto poteva essere affrontato con maggiore cura (finanziamenti e donazioni alle parificate, per esempio). Il fatto è che per decenni in Italia la ricerca del meglio a tutti i costi ha provocato una sostanziale paralisi, i cui effetti sono gli occhi di tutti. Meglio una riforma, magari qua e là zoppicante, che la solita palude.

Buona domenica.

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