27042024Headline:

La sfiga interstellare e i 10 giorni più lunghi

Una volta che la Viterbese aveva trovato un presidente serio... E risiamo punto a capo

Saraniti in azione in un'amichevole contro il Grosseto

Saraniti in azione in un’amichevole contro il Grosseto

Che ne sarà di noi? Se lo chiedono da diversi giorni, ma da martedì scorso con ancora più ansia, i tifosi della Viterbese. Il patron Piero Camilli non ha iscritto la corazzata di famiglia, il Grosseto, in serie C – rinunciando così ad una società di Lega Pro sana, coi bilanci approvati dalla Covisoc e con anche alcuni tesserati sotto contratto – e ha quindi tenuto fede a quanto dichiarato nelle scorse settimane. Perciò adesso anche nella Città dei Papi si trema, perché se prima si sarebbe potuto pensare che un disimpegno in Maremma avrebbe portato ad un maggiore sforzo dei Camilli a Viterbo, ora è subentrata la paura. Paura che quelle parole “non iscrivo neanche la Viterbese” siano vere e che si faccia la stessa fine del Grifone: addio alla serie D riconquistata appena un anno fa e festa finita. Tutt’altra cosa dalla serie B in tre/quattro anni promessa dai Camilli al loro approdo a Viterbo, nell’estate 2013.

4 maggio 2014: il presidente VIncenzo Camilli portato in trionfo dai tifosi della Viterbese

4 maggio 2014: il presidente VIncenzo Camilli portato in trionfo dai tifosi della Viterbese

Senza stare tanto a riflettere su quanta sfiga interstellare può portarsi dietro il popolo gialloblu, che trova un presidente facoltoso e appassionato proprio nel momento in cui questi si è rotto le balle del calcio e vuole uscire da un mondo che un po’ schifo in effetti fa davvero, c’è da dire che la scelta di chiamarsi fuori del Comandante è comunque insindacabile. Ha tutto il diritto di fare quello che gli pare con la società di sua proprietà. Però la Viterbese è anche un patrimonio sportivo della città, che implica risvolti emotivi non indifferenti, e volerla mandare in malora per forza, come patron Piero sembra intenzionato a fare con la mancata iscrizione al campionato di serie D anche del club della Palazzina, sembra una presa di posizione incomprensibile da parte sua nei confronti di una città sì emotivamente tiepida, ma che ha accolto lui e il suo arrivo al Rocchi come un sei al Superenalotto. Non che l’ipotesi di Corinti + gruppo di procuratori sia da preferire, certo, ci mancherebbe, ma non iscrivere la Viterbese e lasciarla sparire senza un motivo, negandole anche la possibilità di avere una flebile opportunità con una proprietà seppur scalcinata, con obiettivi mediocri e senza alcuna velleità, non lascerebbe certo un ricordo positivo della gestione Camilli. Ed è un peccato, anzi un colpo al cuore.

Non restano che dieci giorni. Dieci giorni di passione. Sono i prossimi, i più lunghi, quelli che il popolo gialloblu conosce bene perché è stato abituato ad affrontarli ogni estate ma che francamente sperava di non dover più rivivere. Dieci giorni che mancano alla data d’iscrizione al campionato di serie D. Dieci giorni in cui i tifosi si movimenteranno per cercare di convincere la famiglia Camilli a iscrivere la squadra e semmai poi a cedere la società, se davvero loro non ne vogliono più sapere. Dieci giorni in cui le diplomazie spareranno le ultime cartucce per evitare che si butti tutto alle ortiche. Dieci giorni per sapere che cosa ne sarà del calcio a Viterbo.

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