27042024Headline:

Riforme, perché dire No al referendum

Umberto Cinalli (Legambiente) sulla consultazione in programma in autunno

parlamentostrisciaE’ un peccato, un precedente pericoloso, che la Carta Costituente di una nazione-comunità venga lacerata nel contesto di un conflitto politico contingente e tutto inserito in una logica di consolidamento di una leadership (“Se non passa, io smetto di fare politica”, cit. Matteo Renzi).

A ben vedere, è il riproporsi di una fenomenologia che si è manifestata in passato. Accentramento e autoritarismo, sostenuti da una comunicazione di tipo populista, creano nell’immediato consenso e la semplificazione dei conflitti ed una plausibile sensazione di funzionalità. Via i corpi intermedi e le rappresentanze minoritarie (la sovranità diffusa) i procedimenti diventano più semplici e funzionali. Eliminare (solo apparentemente) Amministrazioni provinciali e Senato (io aggiungerei Comunità Montane), ridurre la capacità dei Consigli comunali ha come risultato implicito anche un allontanamento del cittadino dal suo rappresentante, ovvero il controllo implicito che è fondamento della Partecipazione sociale.

Le materie che torneranno alla “competenza esclusiva dello Stato” sono sottratte al controllo e alla sovranità dei territori: ambiente, energia, trasporti, lavoro. Significa lavorare per il mercato globale delle multinazionali che potranno giovarsi di un sistema semplificato di acquisizioni, ovvero l’economia che domina sulla politica. Uno spaventoso scenario di dominio del profitto sui diritti fondamentali. Quello che impone il TIIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership).

Sappiamo bene, soffermandosi oltre la propaganda di parte, che non era la Costituzione ad essere imperfetta. E’ stata disattesa, vilipesa, ignorata negli anni da una classe dirigente che ha vissuto in un sistema ipocrita che nelle parole affermava diritti e doveri mentre poi nelle trattative costruiva legami di potere che ignoravano doveri e diritti. E come definire chi in parlamento ha sostenuto e approvato questa riforma della Carta Costituzionale se non un gruppo di potere legato da una finalità estemporanea e contestuale? Un parlamento eletto con una legge elettorale definita dalla Corte suprema incostituzionale con un presidente del Consiglio non eletto dai cittadini non è il contesto idoneo a ridefinire le regole democratiche di un paese civile e moderno.

A meno che non si voglia spaccare il Paese stesso e governare con quello che resta. In queste cose, caro Riccardo Valentini, non esiste “il meno peggio”. In questo caso non sono plausibili né il fine né il modo. esiste solo l’utilizzo strumentale della frustrazione della gente nei confronti dei politici per condizionare e limitare le regole della politica. Eliminando la politica rimane solo il potere.

Non possiamo e non dobbiamo semplificare ma andare a fondo e votare NO, lavorando per una nuova proposta che rinsaldi e non distrugga il tessuto sociale di una comunità.

Umberto Cinalli

 

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