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Il Parco dell’Arcionello dimenticato davvero?

Umberto Cinalli sollecita interventi sull'area da parte delle amministrazioni pubbliche

Una cascata nel parco dell'Arcionello

Una cascata nel parco dell’Arcionello

La consigliera Chiara Frontini e il professor Occhini tornano sul progetto del Parco dell’Arcionello che sarebbe finito nel dimenticatoio. In realtà la vicenda ha aspetti sin troppo chiari per far ritenere che vi sia stato un disinteresse colposo. Troppi interessi – paradossalmente – hanno impedito che l’area divenisse quello che poteva e doveva rappresentare: una parco urbano di importanza regionale e unico nel suo genere.

Primo ostacolo: l’Università di Viterbo è stata incaricata di redigere il piano di assetto. Questo è stato presentato al committente e gestore (Amministrazione provinciale) ma di fatto era solo un piano urbanistico che richiedeva lo stralcio dell’area di Pian di Cecciole; per intendersi quella che i proprietari volevano cementificare con decine di palazzine.

Un cattivo lavoro dell’Università che a volte deroga la propria indipendenza, lasciando allo studio di tecnici romani il compito di fare il “lavoro sporco” urbanistico. Un procedimento che andrebbe sottoposto a verifica. Un piano di assetto evidentemente incompleto (rischioso rischiare una bocciatura) e tendenzialmente fatto in malafede che la Provincia ha atteso di inviare alla Regione aspettando un clima più favorevole. Nel mentre gli interventi nel Parco sono stati volutamente minimi (tabellazione e gestione forestale).

L’intento politico (di proprietari e amministratori) era quello di dimostrare che senza i soldi della lottizzazione (compensazioni urbanistiche) il Parco non sarebbe mai nato. Una sorta di ricatto. Purtroppo (o per fortuna) la passata amministrazione provinciale non è riuscita a inviare in Regione il piano per l’approvazione.

Nel mentre la compagine di SEL nel 2014, all’indomani della vittoria del centrosinistra alle amministrative di Viterbo, attraverso il lavoro di Raffaella Valeri in Comune, ha provato a presentare un piano di valorizzazione dell’Arcionello con sentieri e aree di sosta e di informazione ed educazione ambientale. La giunta comunale e il sindaco hanno impedito che il progetto fosse approvato, spostando i fondi su altre ipotesi di intervento, dimostrando scarsa correttezza di coalizione e ancor meno lungimiranza. O solo l’ennesima dimostrazione di sudditanza?

Una chiave di lettura complessiva, che appare anche dietro le affermazioni del professor Occhini, conferma la operazione “modifica del perimetro” che si vuole ottenere in Regione attraverso nuovi alleati politici. Il Parco rimane ostaggio dei proprietari che in sostanza non intendono favorire in alcun modo la fruizione dell’area verde se non verrà loro concesso di edificare nella valle.

Il Parco dell'Arcionello

Il Parco dell’Arcionello

 

Gli amministratori attuali non hanno avuto sino ad oggi il “carattere” o la indipendenza politica ed etica necessaria a far prevalere il diritto collettivo sull’interesse di parte. Una classica mediocre storia viterbese, niente affatto dimenticata. Troppe iniziative si notano ora intorno a questa zona della città: la caccia (e non ai cinghiali) è aperta.

Certo una via di uscita potrebbe essere trovata, se la pianificazione urbanistica non fosse occasione di concussione politica e di gestione del consenso. Si tratta di procedere con un nuovo piano regolatore e depotenziare le spinte speculative ridisegnando la città considerando prioritari la qualità della vita e lo sviluppo sostenibile, anche attraverso il rilancio – con la partecipazione delle associazioni e dei cittadini – del Parco dell’Arcionello, che il Comune dovrebbe chiedere in gestione diretta, magari con un corridoio verde protetto che colleghi Viterbo a tutti i centri dei Cimini. Una straordinaria operazione culturale e di immagine.

Ma qualità della vita, sviluppo sostenibile, concertazione, pianificazione, partecipazione e trasparenza amministrativa sono concetti poco noti a Palazzo dei Priori. Quegli stessi parametri che pongono Viterbo in fondo alla graduatoria delle città italiane: evidentemente non a caso.

Intanto il Parco è tutt’altro che nel dimenticatoio, anzi! Il Parco macchine e cemento è sulla linea di ripartenza.

Umberto Cinalli

Educatore ambientale

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