26042024Headline:

La sfida Hillary-Donald vista da Viterbo

Patrick Scanlon, preside della scuola americana, ha già votato ma non vuole fare pronostici

Patrick Scanlon, preside della scuola Usa a Viterbo

Patrick Scanlon, preside della scuola Usa a Viterbo

Donald Trump contro Hillary Clinton, la folle corsa delle elezioni americane nelle prossime ore avrà, finalmente, il suo epilogo. Dopo mesi e mesi di polemiche, tour nei palazzetti, duelli televisivi, scandali sessuali, inchieste dei servizi segreti e lo spauracchio di una terza guerra mondiale, oggi finalmente è l’8 novembre, ”The election day”. Quello a stelle e strisce, quello più importante di tutti, che deciderà chi succederà a Barack Obama sulla poltrona dello Studio Ovale della Casa Bianca e che un po’ (troppo…)  riguarderà anche noi italiani indirettamente.
Uno contro l’altro, per chi non fosse vissuto su questo pianeta negli ultimi dodici mesi: per il partito repubblicano Donald John Trump, l’istrionico miliardario newyorkese, dalle posizioni populiste e conservatrici, e dall’altra la democratica Hillary Diane Rodham, poi diventata signora Clinton, moglie dell’ex presidente Bill, che punta a tornare al 1600 di Pennsylvania Avenue come la prima donna a capo degli Stati Uniti. Nel mezzo un Paese diviso e spaccato nei sondaggi, con i due contendenti quasi in parità, e dove le elezioni di quest’anno sono viste come le peggiori mai avute nella storia degli Usa, con i peggiori candidati di sempre.

Attesa speciale per questo appuntamento elettorale anche a Viterbo, precisamente alla Sya, la School Year Abroad, l’istituto scolastico che dal 2001 porta ogni anno 60 studenti americani tra i 16 e i 18 anni per dodici mesi di studio nella città dei Papi, ospiti di famiglie viterbesi. ”Per le precedenti elezioni – racconta Patrick Scanlon, preside della scuola – avevamo organizzato una maratona notturna televisiva per seguire lo spoglio tutti insieme con i ragazzi, ma il risultato è stato disastroso: il giorno dopo in classe dormivano quasi tutti sui banchi. Quindi quest’anno abbiamo evitato, resteranno tutti a nanna a casa”.

“Personalmente – continua il preside – non vedo l’ora che queste elezioni finiscano, ma ho il sospetto che le cose non finiranno domani…”. Corsa al voto che è già iniziata per gli americani all’estero nelle scorse settimane.
”Io ho votato, non dico per chi, il mese scorso per corrispondenza. Ogni stato ha le sue regole per votare fuori gli States: venendo dal New Mexico ho dovuto mandare una domanda per richiedere la scheda elettorale con una dichiarazione dove spiegavo di essere impossibilito a recarmi al seggio. I ragazzi invece non hanno votato perché sono tutti ancora minorenni, per loro fortuna”.

Gli alunni della Sya a Fontana Grande

Gli alunni della Sya a Fontana Grande

“Nonostante questo – sottolinea – sono curiosi e seguono questo importante evento con molto interesse. Il nostro scopo come scuola è quello di far vivere la realtà italiana. Proprio per questo uno dei nostri professori ha assegnato un compito agli studenti dal titolo ‘Come vedete le elezioni ora che vivete in Italia?’. Questo perché chi vive all’estero vede il suo paese con altri occhi, sotto tutta un’altra prospettiva. Uno studente ha raccontato nel compito che gli italiani, specialmente quelli che lo ospitano in casa, invidiano il nostro sistema politico, con il presidente che cambia ogni 4 o 8 anni e la pace politica che si instaura durante il suo mandato. Effettivamente non è una cosa da poco, nel resto del mondo non c’è questo passaggio di poteri così tranquillo come da noi. Siamo fortunati”.

“Io penso – prosegue Patrick Scanlon – che siamo ancora un grandissimo Paese. La nostra democrazia e la nostra repubblica sono forti e potranno resistere anche dopo questo voto e la lotta politica che ne conseguirà. Siamo un Paese bipolare, è vero, ma credo, anzi spero – ride – che non scoppierà una guerra civile. Noi americani abbiamo dei concetti e delle idee comuni che ci tengono uniti come popolo. Qualunque sia l’esito delle urne, comunque, non cambierà il rapporto di amicizia degli Stati Uniti con l’Italia”.

Un pronostico? “Non voglio farlo perché potrei sbagliarmi – conclude scherzando il preside – e io non voglio sbagliare mai”.

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