26042024Headline:

“Crème brûlée d’Amélie: 8.9€”

Lettera 22, la rubrica a cura di Giuseppina Palozzi, psicologa e psicoterapeuta

Giuseppina Palozzi

Giuseppina Palozzi

*lettera 22 – Crème brûlée d’Amélie: 8.9€”

a cura di Giuseppina Palozzi, psicologa e psicoterapeuta

Il Café de 2 Moulins si trova a pochi passi dal Moulin Rouge.

Uno dei centinaia di café che, con i loro piccoli tavolini in vimini e rivestimento a quadretti, accompagnano a braccetto i passanti lungo i marciapiedi di Parigi.

Il teatro che ha dato il nome ad uno dei musical più famosi al mondo cede il passo alla favolosa crème brûlée di Amélie.

La popolarità diventa marchio di garanzia; un po’ come i camion parcheggiati fuori dagli Autogrill italiani.

Così nessuno si accorge di un Caravaggio mozzafiato alto quanto una parete perché troppo preso a sovrastare la ressa che impedisce la visione di una Monna Lisa in A4.

Sognavo da anni di passeggiare per le strade della Ville Lumière ed ogni volta la immaginavo teatro di chissà quale storia d’amore.

Come non sia possibile uscire dalla fantasia che scrittori, fotografi e registi hanno costruito per noi.

Così quel monumento, nato per essere temporaneo ingresso di un’esposizione, diventa cardine di un meccanismo rotatorio di piccoli principi, zingarelle danzanti, innamorati inebriati e artisti incompresi.

Come un carillon che ripete sempre le stesse note fino a stonarle.

Qualche giorno fa lessi di un’isola tailandese che ha dovuto chiudere l’accesso al pubblico a causa del turismo irrispettoso di chi voleva a tutti i costi bagnarsi e fotografarsi nello stesso oceano del celebre bacio sott’acqua di un giovane e abbronzato Di Caprio.

…peraltro con una probabilità di viverci la stessa scena nettamente inferiore a quella di nuotare con Nessie in Scozia.

Mi chiedo allora quale sia l’aspettativa che ci porta a visitare luoghi già visti o già letti…

Quella di rivivere la stessa storia?

È possibile pensare un viaggio ancora prima di partire?

Rischiamo, invece, di restare delusi e perderci quell’emozione che nessuno ha mai provato, quella unica e inimitabile e mai completamente traducibile: la nostra.

Mi viene da pensare che a volte abbiamo tanta paura.

Paura che “le nostre ossa siano di vetro” e che non possiamo “scontrarci con la vita”.

Ci sentiamo più protetti a ricalcare sentieri già battuti, con l’illusione che questo renda tutto più conosciuto.

E quindi meno rischioso.

Chi si intende di saggezza, seta e tè direbbe che chi torna da un viaggio non è mai la stessa persona che è partita.

Allora, a tutte le Amélie,

a tutte le parti impaurite di ognuno di noi,

a chi ha paura di tradire la tradizione di Altri,

a chi vorrebbe ma ha vergogna di ballare sulle note di un’orchestrina alla Metro 1 gialla e allora non balla,

ai codardi di cuore,

direi:

si lanci, accidenti a lei!”.

(“Il favoloso mondo di Amelie”, 2001)

15 Rue Lepic, 75018 Paris, Francia

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