14122024Headline:

Montalto, i guasti di quella “non sentenza”

Roberta Angelilli

Roberta Angelilli

Troppo scontato sottolineare che “noi l’avevamo detto” che la “non” sentenza sullo stupro di Montalto di Castro puzzava di bruciato. Un lezzo che è arrivato fino al parlamento europeo la cui vice-presidente, Roberta Angelilli, nella sua interrogazione urgente al commissario per la giustizia, Viviane Reding, parla di “violazione dei diritti umani indegna di uno stato di diritto” e di “una doppia violenza per la vittima, prima a causa dell’abuso subito e poi a causa di inaudite lungaggini processuali”.

Non è da meno il ministro della giustizia Paola Severino che non solo ha chiesto gli atti del processo, ritenendo improponibile uno stupro di gruppo ridotto a una mera ragazzata, ma, addirittura, sembra stia valutando se inviare ispettori al Tribunale dei Minori di Roma.

Viene da chiedersi come funziona la giustizia in Italia, se i giudici non siano così oberati di lavoro – pure addietrato visto che per una “non” sentenza ci sono voluti 6 anni – da prendere lucciole per lanterne, anzi, lanterne per lucciole in questo caso, e da decidere motu proprio anche di alleggerire le patrie galere da personaggi che ritengono di poter lasciare a piede libero, malgrado siano colpevoli di un delitto esecrabile come lo stupro, la violazione di un essere umano.

E se al posto di quegli otto montaltesi ci fosse stato un branco di stupratori composto da stranieri – meglio non ipotizzare la nazionalità – il giudice avrebbe comunque insistito a offrir loro l’escamotage di un percorso di reinserimento sociale, una messa in prova, quella stessa che la Cassazione – chiamata in causa dalla procura minorile – nel 2009 aveva bloccato, rimettendo tutto in discussione? Il dubbio è lecito.

Come fa un giudice, peraltro donna, a far intravedere l’ipotesi che la ragazza non subì coercizione da otto ragazzotti trasformati in satiri dalla serata di festa innaffiata di alcol, dai profumi della primavera incipiente, dall’idea di avere a disposizione una femmina che nessuno difende, anzi. E se stupro ci fu, come non seguire una linea punitiva? Il pm del tribunale dei minorenni aveva chiesto quattro anni per ogni componente del branco ma le sue richieste sono andate a vuoto.

E la ragazza che ha subìto violenza? Non è difficile immaginare il suo stato d’animo dopo sei anni di guerra a colpi di carta bollata e avvocati, aule di tribunale e tante, troppe delusioni. Ha solo 21 anni e, vista la sua triste esperienza, forse per lei la giustizia è solo un nome astratto. Come darle torto?

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