Le mani sul campionato, d’accordo, ma anche le mani da qualche altra parte, perché un gesto apotropaico ci sta sempre bene. La Viterbese vede il traguardo, e non tanto per una questione di numeri (più 6 sul Rieti a sette giornate dalla fine) quanto perché sembra davvero cambiata. Un’evoluzione più caratteriale che tecnica, perché intendiamoci: le qualità della truppa non s’erano mai messe in discussione neanche nei momenti più tristi né dopo le prestazioni più brutte (e ce ne sono state).
Sì, questa Viterbese ha trovato il coraggio e ci ha messo intorno una bella armatura di titanio. Lo si è visto nelle ultime tre partite, che poi sono quelle della svolta: prima le quattro chicche al Montefiascone, quindi il blitz palluto di Montecelio, in condizioni ambientali – e arbitrali – terribili, dove magari due mesi fa sarebbe arrivata una sconfitta. E poi domenica scorsa, contro un Monterosi che mister Scorsini aveva impostato in modalità scorbutica. I gialloblu, invece, non hanno fatto un plissé: primo tempo pessimo, rischio di un’imminente crisi di nervi, ma invece due gol in cinque minuti, e la terza vittoria in ghiaccio, con scene trionfali che manco a Spagna 82. Di più: mentre i gialloblu dimostravano di aver superato le ansie e le paranoie, i cugini di montagna del Rieti sono ripiombati negli abissi della depressione: due pareggi e una sconfitta, il divario che impazzisce come una buona maionese.
Dice: sarà la volta buona? Domanda dalle cento pistole, ma in via della Palazzina ci sono tutte le basi per fare bei sogni. Mister Gregori e il suo secondo Enzo Orlandi hanno portato tranquillità e grinta a questa squadra, magari lavorando sotto traccia, evitando i microfoni e le sceneggiate napoletane, scegliendo soluzioni semplici ma efficaci. Esempio: quando il Monterosi sembrava impenetrabile, ecco il coraggio di cambiare modulo, fuori un difensore (Fapperdue), dentro un esterno d’attacco (Gubinelli), per un 3-4-1-2 che ha cambiato la storia della partita. A volte basta pensarci. E poi, la scossa – eufemismo – data da patron Camilli tre settimane fa, guarda caso alla vigilia della svolta gialloblu. Senza contare che anche la questione stadio sembra avviata ad una felice conclusione, con la firma della convenzione ormai alle porte. Anche certi dettagli “esterni” possono contribuire a fare primavera.
Il calendario ora racconta di una discesa senza troppi tornanti. Certo, appena domenica prossima c’è la trasferta in casa dell’Empolitana Giovenzano, un nome – anzi due – che evoca ricordi maledetti, cioè la finale di Coppa Italia buttata alle ortiche. Ma è lecito pensare che questo fantasma possa diventare un altro stimolo in più per i Leoni affamati di rivincite. Poi, a ben guardare, sono due le tappe da segnare in agenda. Prima il derby a Soriano del 13 aprile, una sfida che unirà la rivalità tra i cimini e i castrensi, acerrimi nemici nelle ultime due stagioni in Prima categoria e Promozione, alle ambizioni di secondo posto dei padroni di casa rossoblu. E poi, naturalmente, ci sarà la trasferta di Rieti alla terzultima giornata. Che per la Viterbese potrebbe ridursi però ad una semplice scampagnata alle falde del Terminillo, e non solo perché si giocherà il 1 maggio…
La Viterbese sboccia a primavera perché si è allontanata dalla jettatoria Philip Red from Trieste sfera.