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L’effetto Serra: “Non voglio fare l’assessore”

Il capogruppo all'assemblea del circolo incassa solidarietà e rilancia contro Michelini

Francesco Serra e Carlo Mancini

Francesco Serra e Carlo Mancini

L’effetto Serra, Francesco Serra. Tutti compatti a sostenere il capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale, quello censurato (si consiglia la visione ad un solo pubblico adulto) appena lunedì dall’Unione comunale del Pd. Tutti solidali, critici, a tratti anche incacchiati, nei confronti dell’applicazione in salsa fioroniana (pardòn: viterbese) del temibile metodo Renzi. Al circolo unico del Pd, riunito ieri con buoni numeri al borgo di Bagnaia, la catena di comando che i popolari vorrebbero allestire dentro al partito, non va bene. Almeno ai panunziani e agli ex renziani qui assisi.

I consiglieri comunali in prima fila

I consiglieri comunali in prima fila

“Non può essere l’Unione comunale a dettare la linea, perché ha funzione solo di coordinamento – dice in apertura il presidente Carlo Mancini – Il circolo è la base, che conserva sempre la sua autonomia amministrativa, organizzativa e soprattutto politica”. Anche perché, il paragone con l’utilizzo che Renzi fa dell’assemblea nazionale del Pd, non regge, come spiega il fratello di latte di Serra, Sandro Mancinelli: “Primo, perché i consiglieri comunali sono eletti, e non nominati come i parlamentari. Secondo perché il Governo le cose le fa, si vedono. Qui invece si vede poco o niente”.

Dell’immobilismo dell’amministrazione Michelini è convinto sempre di più lo stesso Serra, che parla quando gli animi si sono già scaldati e che non rinnega nulla, per dirla alla Edith Piaf: “Vorrei che almeno quelle quattro o cinque cose che stanno a cuore al Pd venissero fatte, e come capogruppo ho il dovere di perorare la nostra causa. Per la stampa in sala, chiarisco che no, non farò l’assessore”. E questo sarà un bel problema per il flemmatico Michelini, perché riduce le soluzioni alla crisi a Palazzo dei priori, e al rimpasto.

La platea

La platea

In mezzo a questo circolo, insomma, è piantata una bella grana per gli equilibri del potere in Comune. Non si arretra di un centimetro, e si replica punto su punto alle manovre popolari, forti soprattutto della maggioranza nel gruppo consigliare (sette a cinque), che qui è in carne e ossa rappresentata da Frittelli, Quintarelli (bentornato), Volpi, il padrone di casa Troili, l’assessora in pectore Troncarelli.
Ancora Serra, a cuore aperto: “Quelle quattro o cinque cose che dovremmo fare per lasciare un segno su questa città le conosco bene, perché sono stato all’opposizione, insieme ad Alvaro Ricci, che oggi mi sembra uno di quelli ancora dotato di voglia di cambiare. Le frazioni. Il centro storico. Le partecipate. Il termalismo. L’igiene urbana, che è un groppo personale. Invece l’amministrazione Michelini vive alla giornata, o di illusioni: la capitale della cultura, quella del volontariato, Expo”. Della censura ricevuta dall’Unione comnale, Serra se ne infischia: “Mi hanno ammonito, e non espulso, ma spero che queste pratiche finiscano. Non abbiamo mai chiesto un assessorato, anche se per fare le cose che abbiamo detto servono anche le persone giuste. La giunta a sette? Figuratevi che io chiedevo quella a sei già dalle elezioni, nel 2013”.

Più realista Mancini, che promette: “Finché ci sarò darò battaglia. Poi, se mi cacceranno, mi cacceranno”. E questa sembra proprio l’intenzione di chi al Borgo non c’era; gli oltre duecento iscritti al circolo (indovinate la corrente) che contestano la regolarità della convocazione dell’assemblea – per mancanza di ordine del giorno, certezze dei destinatari, rispetto dei tempi – e che intimano a Mancini la riconvocazione entro 15 giorni. Magari per sfiduciarlo. La guerra del Pd continua: o i generalissimi si mettono d’accordo, o l’amministrazione Michelini non dormirà sonni tranquilli di qui ai prossimi tre anni.

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