02052024Headline:

La maledizione dei tiri dal dischetto

Il rigore fallito da Dalmazzi

Il rigore fallito da Dalmazzi

No, i rigori no. Porca miseria. In un angoletto di tribuna, tifosi tarantini e viterbesi sono mescolati insieme come se fosse una partita di rugby, dove vivere un match fianco a fianco senza che accada nulla è la normalità. E magari ci scappa pure una (una?) birretta da dividere insieme. Per quasi cento minuti soffrono, esultano, imprecano, rispettandosi reciprocamente. Si può vincere, perdere, magari pareggiare come accade tra Viterbese e Taranto. Il regolamento parla chiaro: niente supplementari, si va subito ai rigori. Che non sono un terno al lotto: di più. Una quaterna, anzi una cinquina. Il destino di una stagione racchiuso in una sequenza infinita di quei dannati tiri dagli undici metri.

Il drappello che ha seguito compostamente e con educazione il match è rassegnato. Tutti sanno che può accadere di tutto, che non contano più bravura, intelligenza, tattica, giocate. Vince non chi è più bravo, ma chi è più freddo. O meno emozionato. Che poi è più o meno la stessa cosa. Il sorteggio decide che si tira sotto la splendida curva della Viterbese che si merita pure una standing ovation da parte dei tarantini quando espone uno striscione che recita: “Non c’è partita senza confronto”, con riferimento alla mancata presenza degli ultras rossoblu in contestazione verso le modalità di vendita dei tagliandi per gli ospiti.

Ci va Ibojo per primo: destro secco nell’angolino basso. Imprendibile. Arriva Giannone e la mette dentro in sicurezza: imparabile. Tocca al dirimpettaio in cabina di regia, Ciarcià: stesso angolo e Zonfrilli battuto. Oggiano sceglie la botta alta e forte, un po’ centrale ma Mirarco non può nulla. Sono passati altri 3 minuti ed è come se si fosse sullo 0-0, anche se il tabellino ufficiale recita 3-3. La partita pare che debba ancora cominciare…rigore gabrielloni

Tocca a Giglio, uno che di rigori in carriera ne ha tirati e segnati a caterve. L’angolo non cambia, sempre alla destra del portiere: Zonfrilli va dall’altra parte e il pallone gonfia la rete. Tocca a Dalmazzi, il centrale della difesa che non ha proprio piede tenero e infatti la sfera colpita troppo sotto si alza sula traversa. Un fulmine sul rettangolo del Rocchi segnala che le cose si complicano. E’ il turno di Gabrielloni, un lottatore ma anche lui di piede non particolarmente eccelso. Rincorsa lentissima, aspettando la mossa del portiere che infatti arriva. Zonfrilli si butta sulla destra e l’attaccante ionico la piazza dolcemente dall’altra parte. Il Taranto ha il primo match point: sul dischetto ci va Neglia che sciabola un tiraccio forte, ma alto. E’ finita: la curva rossoblu esulta come se avesse vinto il mondiale; quella gialloblu applaude ugualmente i suoi beniamini. Perché nulla si può rimproverare a chicchessia dopo una partita così. Quei maledetti rigori hanno colpito ancora.

Il Taranto prosegue la sua marcia e mercoledì gioca a Fano. Per evitare inutili trasferimenti resta in ritiro a Montalto di Castro. Oggi seduta defatigante, domani mattina allenamento e nel pomeriggio partenza verso un altro mare: dallo Ionio al Tirreno all’Adriatico. La Viterbese si ferma qui, ma non ha nulla da rimproverarsi. Potrà sempre ambire al ripescaggio, ammesso che ne valga davvero la pena. Se passa in Consiglio federale la proposta di Lotito (400mila  euro di fideiusssione e 600mila a fondo), è assai difficile che qualcuno possa presentare domanda.

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