05052024Headline:

Quasi quasi adotto una stazione…

Nella Tuscia ce ne sono una ventina, spesso in buono stato di conservazione

Il (triste) cartello che segnala una stazione impresenziata

Il (triste) cartello che segnala una stazione impresenziata

La colpa (o il merito, a seconda dei gusti) è del cosiddetto Ctc, acronimo che sta per Controllo traffico centralizzato, applicato per la prima volta nel 1980 sulla linea sarda Olbia – Macomer e sulla cintura di Bologna per complessivi 340 chilometri di linea ferroviaria. Oggi il Ctc interessa tutta la rete ferroviaria italiana con una conseguenza assai semplice: migliaia di stazioni lungo l’intera penisola sono abbandonate. Con brutta espressione si definiscono “impresenziate”: cioè, sono di prive di personale, i biglietti si fanno con le macchinette automatiche, ma continuano ad essere utilizzate quotidianamente dai viaggiatori. E costano diversi milioni di euro alle Ferrovie dello Stato che ne sono proprietarie per la manutenzione, per le pulizie e tenerle in piedi con un minimo di decoro e di decenza. Bene, anzi male. Ma c’è un’opportunità che andrebbe sfruttata: le stazioni inutilizzate possono essere adottate, prese in comodato d’uso, affittate.

Il Gruppo Ferrovie dello Stato ha sottoscritto negli anni scorsi quattro protocolli d’intesa con associazioni che operano nel sociale (Legambiente, Associazione Italiana Turismo Responsabile, CSVnet, Lega Coop Sociali) per il riuso delle stazioni impresenziate. Inoltre, il Gruppo FS, in particolare RFI, ha sottoscritto in passato diversi accordi con enti pubblici che hanno manifestato interesse a prendere in gestione attraverso comodati o locazioni le stazioni ferroviarie non più necessarie per l’esercizio ferroviario. Tali accordi prevedono impegni da parte dei comodatari/conduttori, che, a seconda dei casi, sono tenuti a svolgere manutenzioni ordinarie e straordinarie dei locali e degli spazi aperti, pulizie, messa in sicurezza, ecc. I beni dati in comodato devono essere utilizzati senza finalità di lucro e di prassi prevedono interventi di riqualificazione dell’immobile che devono essere eseguiti dal soggetto che beneficia degli spazi. Eventuali enti no profit interessati ad investire per il riuso dei beni delle Ferrovie dello Stato possono prendere contatto con le associazioni firmatarie o con gli enti locali, oppure se il progetto da proporre non è di interesse di questi soggetti, proporlo a RFI inviando alle Direzioni territoriali competenti la richiesta, corredata di alcune informazioni essenziali. Il progetto a quel punto sarà valutato d’intesa con le competenti strutture di FS. E’ altresì possibile chiedere in locazione i locali/terreni disponibili di proprietà del Gruppo FS per attività commerciali (durata contratto sei anni più sei anni, come da legge) a canoni di mercato. Le locazioni vengono di prassi assegnate a seguito di gara per l’individuazione del migliore offerente.

La stazione di Ronciglione

La stazione di Ronciglione

Le stazioni impresenziate nella regione Lazio sono 85 per un totale di 104 locali (in bilancio valgono circa 5 milioni di euro) e 101 appartamenti (valore di 3,5 milioni di euro). Di queste 3 si trovano sulla linea Roma-Montalto Di Castro (Maccarese – Fregene, Torre in Pietra, Santa Severa), 2 sulla Viterbo-Sipicciano (Montefiascone e Sipicciano), 5 sulla Orte – Capranica (Madonna del Piano, Corchiano, Fabrica di Roma, Caprarola e Ronciglione), 16 sulla Roma – Viterbo (nella Tuscia, Bassano Romano, Oriolo Romano, Capranica – Sutri, Vico Matrino, Vetralla, Tre Croci, Tobia, San Martino al Cimino) e infine sulla linea Roma Tiburtina – Castiglione in Teverina ce ne sono altre 2: Gallese e Bassano in Teverina.

In totale le superfici totali degli immobili situati nelle stazioni impresenziate del Lazio ammontano a circa 10mila mq per i locali di stazione e oltre 8mila mq per gli appartamenti. I dati comunque per la provincia di Viterbo sono in diversi casi incompleti, poiché mancano notizie certe sullo stato di conservazione sia dei locali che degli appartamenti. In regione, lo stato di conservazione degli immobili può generalmente essere considerato soddisfacente, in quanto solo in 18 casi è espresso un giudizio tra il pessimo e il mediocre. In 39 casi le stazioni sono ubicate centralmente rispetto all’abitato, in altri 23 casi le distanze non superano i 2 km; inoltre 22 stazioni risultano inserite in un contesto commerciale e 52 sono collegate con altri servizi di pubblico trasporto. In particolare, il giudizio è ottimo per  Bassano in Teverina, buono per Gallese, sufficiente per Montefiascone, pessimo per Sipicciano; per tutte le altre stazioni viterbesi non si hanno notizie aggiornate.

Tra le esperienze attualmente in corso per un ri-uso di questi immobili, senz’altro tra le più qualificanti è la possibile riconversione della stazione come sede per attività di volontariato. A Castellucchio, sulla linea Cremona – Mantova, gli 83 metri quadrati (due stanze, un bagno, un ripostiglio e un ingresso),  sono gestiti dalla Cooperativa La Stazione, il cui presidente, Oliviero Cervi, ora in pensione, è stato il capostazione titolare. A Castiglion del Lago (Perugia), la ex stazione è diventata sede della Misericordia, mentre l’Associazione di volontariato “Macerata soccorso” occupa dal luglio 1997 i locali al pianterreno della stazione di Urbisaglia-Sforzacosta, situata lungo la linea Fabriano-Civitanova Marche. A Spinetoli, in provincia di Ascoli Piceno, i locali al pianterreno sono stati affidati al Comune che li ha utilizzati per allestire un “Informagiovani”, ossia lo sportello comunale che mette a disposizione dei giovani (e non solo) tutte le informazioni di cui possono aver bisogno sulla scuola, l’Università, il lavoro, ma anche per il tempo libero.

Una stazione impresenziata: in Italia sono migliaia

Una stazione impresenziata: in Italia sono migliaia

La riqualificazione a scopi turistici è un’altra interessante opportunità a cui potrebbe essere destinata la stazione ferroviaria impresenziata,  con particolare riguardo al segmento del turismo ecocompatibile. Un altro possibile riuso delle stazioni inutilizzate potrebbe essere connesso all’istaurazione di attività imprenditoriali, con particolare riferimento alla legge 44 sull’imprenditorialità giovanile, o al recupero di attività tradizionali dell’artigianato locale in via di estinzione nell’ambito del comune di ubicazione della stazione. Ancor più semplicemente i locali inutilizzati potrebbero essere adibiti ad attività commerciali per la clientela ferroviaria e non solo (bar, tabacchi, edicole, market, ecc)Oppure la stazione potrebbe essere riletta per attività culturali quali manifestazioni espositive, o museali (anche riguardanti le tradizioni e i costumi locali), per attività bibliotecarie, per orientamento giovanile allo studio o al lavoro (Informagiovani), per attività didattiche (alfabetizzazione informatica, linguistica, università della terza età, ecc) o ricostruzione di reti relazionali (Banca del tempo). 

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