La Viterbese è un morto che cammina? Più sì che no, alla luce della prima di due promesse mantenute dal proprietario del club, Piero Camilli, che martedì scorso non ha iscritto il Grosseto in Lega Pro. La prossima della lista dunque sarebbe la società gialloblu, e benché manchino ancora una decina di giorni alla scadenza, in città è suonato l’allarme rosso. Il rischio che il Comandante dia corso anche al secondo punto del suo piano (“Non iscrivo nessuno dei due club e chiudo con il calcio”) è terribilmente concreto.
Cominciano a muoversi i tifosi, che promuovono via Facebook una raccolta fondi per coprire i costi dell’iscrizione in serie D (sui 30mila euro). Un’iniziativa più di principio che altro. Il senso è questo: raccogliere quella cifra, portarla da Camilli per dimostrare che la città non s’arrende, che è pronta a fare la sua parte, e aspettare segnali di vita da parte dell’imprenditore di Grotte di Castro. Sensazioni? E’ difficile che il Comandante si commuova o cambi idea di fronte alla movimentazione popolare, ma il tentativo resta comunque encomiabile. Sia perché cacciare i soldi non è mai facile (specie in tempi di crisi), sia perché vanno tentate tutte le strade di fronte all’orribile prospettiva di restare senza pallone.
A proposito. Se i tifosi si muovono, sarebbe anche il caso che si muovesse qualcun altro. E il riferimento non è tanto al Comune – che qualcosa ha promesso – quanto ad eventuali personaggi e/o cordate interessate a salvare la Viterbese. Esiste qualche imprenditore, qualche uomo di calcio, pronto a fare un’offerta per rilevare il club? Sì, a quanto risulta a Viterbopost. E’ il caso, per esempio, di quel Mario Corinti, attuale presidente del settore giovanile, che pur lavorando sottotraccia può essere una soluzione valida e seria (i risultati del vivaio non si discutono) e soprattutto locale. Ma oltre a Corinti non è escluso che ci sia qualcun altro pronto a farsi avanti. Se è così, lo faccia, lo faccia anche Corinti. Meglio se pubblicamente, magari in una conferenza stampa in cui annunciare alla città il progetto. Una manifestazione di pubblico interesse, trasparente e sincera che possa unire l’ambiente e smentire il luogo comune che vorrebbe la piazza gialloblu come apatica e divisa. Anche per non commettere l’errore fatale che hanno fatto i fratelli di sventura a Grosseto: tutti buoni e zitti fino all’ultimo, sperando che quello del Comandante fosse il solito giochino. E sono rimasti fregati alla grande: massima solidarietà.
A quel punto la palla passerebbe ancora a Camilli, che sarebbe liberissimo di rifiutare l’offerta, certo, e di lasciar morire la Viterbese. Ma non potrebbe certo dire che nessuno abbia tentato di salvarla. Tu chiamale, se vuoi, platoniche soddisfazioni.