05052024Headline:

Mitch va’ dove lo porta il cuore

La storia di Michele Peroni, guardia della Stella Azzurra: "I miei obiettivi? Vincere, vincere, vincere"

Michele Peroni in azione

Michele Peroni in azione

C’è una costante nella Stella Azzurra che si appresta a chiudere sul parquet l’anno solare: il cuore. Che non è soltanto ciò che si mette in campo per potersi esprimere al meglio (intensità, applicazione, difesa e tutto l’armamentario che costituisce il marchio di fabbrica di questa squadra), ma è anche il sentimento che accompagna molte scelte compiute la scorsa estate. Michele Peroni, detto universalmente Mitch, è uno di quelli che al momento delle decisioni (non quelle supreme, certo, ma pur sempre importanti) ha optato per tornare a Viterbo. Perché? Perché ci era già stato, sebbene in un’altra compagine cittadina, e perché il cuore batte forte. Sì, ci vive Tiziana, la ragazza conosciuta durante la precedenza permanenza con cui da due anni condivide un’intensa storia.

Mitch al tiro

Mitch al tiro

“Ma non mi devo mica vergognare di quella decisione che rifarei sempre – attacca -. Allora venivo da un buon campionato di serie B, in un altro girone, nel quale per due punti avevamo mancato l’accesso ai playoff. Confesso che mi sarebbe piaciuto provare l’avventura in A2, avevo provato con buoni risultati a Mantova e sembrava che la cosa potesse concretizzarsi e invece non si è trovato l’accordo. E così quando mi è arrivata la telefonata da Viterbo, non ho avuto alcun dubbio: sì, senza se e senza ma. Con Marcello Meroi che mi aveva chiamato, sono stato chiaro e lui pure: il passato non conta, anche se eravamo stati avversari. E poi ci sta che fra due squadre che giocano nella stessa città, la rivalità sia forte. Rivalità sportiva, per quanto mi riguarda. E poi loro erano nettamente più forti tanto che alla fine salirono in serie B”.

Michele Peroni con la sua Tiziana

Michele Peroni con la sua Tiziana

Acqua passata, comunque, perché adesso il presente è tinto soltanto di bianco e di azzurro. “E’ vero, sono tornato qui perché c’è la mia Tiziana, ma siccome sono sempre sincero devo aggiungere pure che, contrariamente a quanto mi accade di solito, mi sono trovato subito bene. Ho sempre avuto qualche difficoltà ad integrarmi, nel senso che ho avuto bisogno di più. Qui nella Stella Azzurra, assolutamente no: dopo due giorni mi sembrava di aver sempre giocato in questa squadra. E oggi, a distanza di mesi, le cose sono semplicemente migliorate. Ottimi ragazzi, ottimo coach, ottima società. Che cosa posso chiedere di più?”.

Mitch, una delle anime della Stella Azzurra, nonostante abbia solo 21 anni

Mitch, una delle anime della Stella Azzurra, nonostante abbia solo 21 anni

Intanto un regalo a Babbo Natale… “Un paio di scarpe da basket”. Niente di particolare, anzi assolutamente in linea con chi per questo sport vive ogni attimo della sua vita. “E dire – continua Michele Peroni – che da piccolo e da ragazzino giocavo a calcio: portiere. Ero pure bravino, ma nella sua categoria quella era una squadra molto forte. Facevo qualche parata o poco più. Insomma mi annoiavo e così decisi di andare in palestra con mio fratello Riccardo che invece faceva pallacanestro: avevo 13 anni. Da allora non mi sono più fermato e oggi credo di aver fatto la scelta giusta. Ancora oggi non so perché: non ero particolarmente alto, anzi piuttosto bassino e mingherlino, eppure è andata così…”.

In penetrazione dalla linea di fondo

In penetrazione dalla linea di fondo

Allora, ricapitolando, niente minibasket, quei 5-6 anni che spesso sono decisivi nella formazione di un giocatore, nessuna particolare dote fisica (che nello sport dei canestri non è poco), ma evidentemente un sacro fuoco che covava e che aveva soltanto bisogno di trovare il giusto stimolo. “In pratica, ho vissuto in palestra negli anni successivi: mi sono irrobustito e mi pare di essere cresciuto anche sul piano tecnico. Insomma, era questo lo sport per il quale ero portato. Con mio fratello era un continuo uno contro uno. Quante cose ho imparato in quegli interminabili scontri. Anche lui gioca in B, al nord: sta facendo un’ottima annata, ma la squadra non è proprio il massimo. Sono ultimi in classifica… Appena finisce la mia partita, vado a vedere il risultato e lo score di Riccardo. Devo aggiungere che a lui sono molto legato? La posso dire una cosa con la massima sincerità?”. Siamo qui per questo…”Dentro mi sento un tumulto che non so spiegarmi. Perché non sono ancora sicuro che questa sia la strada giusta. Mi spiego: io, quando faccio una cosa, la devo fare bene. Altrimenti non ci provo nemmeno. E, quindi, oggi mi dedico in maniera totale al basket, tanto che ho lasciato l’università: studiavo lingue. Ma quando mi sono reso conto che mettere sport e studio insieme, avrebbe significato non fare bene né l’uno né l’altro, ho fatto una scelta. Ma mi chiedo spesso: è davvero questa la mia strada? O devo cominciare a pensare seriamente ad un lavoro? Fra dieci anni come sarò? L’idea che mi sono fatto è che non si può vivere di sola pallacanestro. E questa inquietudine me la porto dentro sempre”.

Discorsi che si fa fatica ad associare ad un ragazzo che di anni ne ha solamente 21… Vabbe’, c’è sempre tempo per riprendere i libri in mano. “Lo so, ma ripeto il discorso precedente: una cosa la faccio solo se la posso fare bene. Per ora, la mia vita è il basket: in palestra ci sto 6-7 ore al giorno con 8-9 allenamenti a settimana. In casa il settore studio è affidato a Tiziana che l’anno prossimo si laurea in agraria. E va bene così”.

Una caratteristica azione di Peroni

Una caratteristica azione di Peroni

E’ il caso di dare un’occhiata anche al campionato. “Allora, Eurobasket è di un altro pianeta per quello che ho visto, subito dopo Napoli e Palermo, poi Cassino e Palestrina; quindi tutte le altre compresa la Stella Azzurra”. Che può arrivare dove? “Il presidente il primo giorno di raduno, ci chiese una salvezza tranquilla e 30 punti. Io penso che sia un obiettivo che possiamo e dobbiamo raggiungere. Anzi, io credo che nelle corde ci siano anche i playoff. A patto che si giochi sempre con la massima applicazione. Quando non lo facciamo, siamo una squadra normale che può perdere con tutti”. Rimpianti? “Sì, la partita di Catanzaro: dovevamo vincere in Calabria”.  Il difetto maggiore? “Sono distratto, tremendamente distratto. Nel basket e nella vita”. Meglio segnare 23 e perdere o farne 5 e vincere? “La seconda, senza nessun dubbio”. Arriva Natale: che sensazioni provoca? “L’idea di tornare a casa mia ad Oleggio, in provincia di Novara, mi elettrizza. Si riunisce tutta la famiglia, a tavola saremo almeno venti. Coach Fanciullo mi ha concesso di saltare un allenamento, quindi posso stare due giorni con i miei. Quest’anno ci viene anche Tiziana, che è di Tolfa, anche se vive a Viterbo per studiare e quindi sarà ancora più bello. Il 26 torno, ci alleniamo e domenica si gioca”. Obiettivi? “E me lo chiede? Vincere, vincere, vincere”.

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