Mentre voi chiacchieravate e noi scrivevamo (spesso a casaccio), loro risolvevano la crisi. Già, la crisi di maggioranza a Palazzo dei priori è di fatto risolta, non si sa come e non si sa perché, ma questo è. Mancano alcuni passaggi formali – labor limae, come direbbe Orazio, che in questo caso non è il marito di Clarabella – ma ci siamo. Ai sette consiglieri comunali ribelli del Partito democratico è arrivata l’indicazione di rientrare nei ranghi, di seppellire l’ascia di guerra, di evitare la frequentazione di notai più o meno di campagna. Nel frattempo, i gesti di distensione (si veda la lettera da libro cuore spedita a mezzo stampa dall’assessore Ricci al capogruppo pd Serra) si sprecano: roba che il disgelo tra Reagan e Gorbaciov, o la diplomazia del ping pong di Nixon, in confronto, furono bazzecole.
La strada è questa, spianata dai big del partito (Fioroni da una parte e Panunzi dall’altra) e agevolata anche dall’intensa attività diplomatica del sindaco Michelini, che è sceso in campo negli ultimi giorni per parlare con gli stessi consiglieri dissidenti, cercando con loro un’intesa sulle cose da fare nell’imminente seconda (o terza, o quarta) fase della sua amministrazione. Nel contempo, costituiscono prova presso codesta corte anche gli accorati appelli della minoranza, sempre nei confronti dello stesso Serra a non fare retromarcia: capito che ormai la crisi si va ricomponendo, l’opposizione spera disperatamente in un colpo di scena. Nel mentre, è interessante e divertente (per i sadici) assistere alle scene di disperazione di alcuni dei sette che si sentono ”traditi da Erico” e sacrificati sull’altare della realpolitik: loro, che ci avevano creduto fino in fondo in questo sabotaggio, oggi si ritrovano o ad ubbidire come bravi boyscout oppure ad uscire di scena. Una prece.