26042024Headline:

Meno male che Silvio c’è!

Dialoghi nostrani, registrati in famiglia, su fatti e misfatti del capoluogo e dintorni

avventure disegno“C’è un grande sogno che vive in noi/ Siamo la gente della libertà/ Presidente siamo con te/ Meno male che Silvio c’è!!!”. Tutto preso a ripulire a dovere il laghetto con i pesci rossi in giardino, Antonio cantava a squarciagola, nonostante fossero solo da pochi minuti passate le otto del mattino.

Tanto che Barbara, con l’immancabile tazzina del caffè macchiato in mano e l’espressione ancora assonnata, tentò di riprenderlo. “Antò, Antò – disse con voce stentorea – ma la pianti?”.

“Ma che devo piantà Ba’! Sto a fa contenti li pescetti, che st’acqua era proprio zozza. Guarda c’ho levato dar filtro…” aggiunse l’uomo, mostrando quella specie di melmetta di color verdognolo che s’era formata nei pori delle spugne e nei sacchetti di sassolini atti a trattenere le impurità. “E mo je pulisco puro la vasca e je ce metto l’acqua nova. Guarda come sguilleno, che loro già so’ contenti…”.

“Sì, sì, fai bene, che sinnò moreno. Perché l’acqua ha da esse sempre ossigenata” replicò la donna. “Ma nun c’ad’è bisogno che mentre fai ‘sto servizzio te metti a cantà a tutto volume co’ quella vociaccia stonata che c’hai. Anche perché quarcuno de li vicini potrebbe puro sta’ ancora a dormì…”.

“E così se sveja, che oggi ad’è ‘n giorno storico…” rintuzzò Antonio.

“Storico?” ripetè stupefatta Barbara. “Perché ch’ad’è successo de così tanto ‘mportante, che io nun me ne so’ accorta. Eppure ieri sera ‘r teleggiornale de Mentana l’ho visto…”.

“E allora nu’ l’hai capito – replicò secco Antonio –  forse perché te sei rincojonita a forza de sentì le stronzate de Barbara D’Urso”.

Barbara non la prese bene e pensò subito di restituire pan per focaccia. “Ah sì? – disse con tono scocciato – Se io guardo Barbara D’Urso, tu te sei messo a cantà l’inno der Berlusca, che fino a ieri n’hai dette peste e corna. Anzi, le dici da vent’anni, da quanno scennette ‘n politica. E mo, tutto ‘n botto, canti ‘meno male che Silvio c’è’. Allora ‘r rincojonito sei tu. Oppuro t’ha dato de vorta ‘r cervello…”.

Antonio prese tempo. Si alzò dai bordi del laghetto e si avvicinò alla moglie con l’aria gaudente. “Casomai – disse – ‘r cervello ha dato de vorta a Berlusconi, che pe’ la prima vorta in vita sua, da quanno è sceso in politica, ha fatto ‘na cosa che m’ha mannato ‘n brodo de giuggiole e che me fa dì a tutta callara: meno male che Silvio c’è!!!”.

“Vabbé, Antò – rispose Barbara – mo però bisogna che me spieghi tutto, perché fino a mo hai rifatto ‘r solito telequizze…”.

Alfio Marchini

Alfio Marchini

Antonio si avvicinò al gazebo del giardino, si mise seduto su una panca, aspirò un paio di voluttuose boccate dalla sua sigaretta elettronica e cominciò con aria solenne: “Ce l’hai presente l’elezzioni pe’ ‘r sindaco de Roma?”.

“Sì. Embè?” obiettò Barbara.

“Berlusconi all’inizio aveva proposto Guido Bertolaso come candidato der centrodestra. Salvini e la Meloni je dissero subbito de sì, ma poi ce ripensonno perché – dissero – che ad’era troppo debbole. E così ‘sti due hanno pensato bene che a fa la candidata per centrodestra avesse da esse proprio Giorgia Meloni”.

“Fino a qui ce lo sapevo. Da quindici giorni ‘n televisione nun se parla che de quello…” incalzò ancora la donna.

“Ma Berlusconi – aggiunse Antonio – che ormai – data l’età – un po’ rincojonito ad’è, ha sentito puzza de bruciato. Se lui fosse annato dietro a Salvini e a la Meloni, accettando passivamente ‘sta candidatura, avrebbe segnato la fine de Forza Italia e soprattutto der centrodestra moderato. In favore de un polo estremista, populista e puro un po’ razzista. ‘Na moda, cara Barbara, che purtroppo sta a prenne piede in diverze parti del monno, puro in America co’ Donald Trump, e che sta a mette a rischio l’Europa. Che, invece de unisse pe’ risolve li probblemi, se sta a divide ogni giorno de più”.

“E’ vero, Antò. E’ vero” ammise Barbara. “Ma perché sta a succede questo?”.

“Te lo spiego in du’ parole” replicò Antonio. “Lo sai che ner monno un quinto de li popoli se magna li quattro quinti de le risorse de la Terra e tutti l’antri se morono de fame?”.

“Sì, Antò. Questo ce lo so” rispose Barbara.

“E allora hai da sapé puro che quer quinto nun vo’ cede gnente all’antri: er benessere, er consumismo, li lussi e tutto ‘r resto. La cosiddetta solidarietà s’è fermata quanno s’è capito che, pe’ aiutà li pori disperati, toccava rinuncià a quarche cosa, abbassà de ‘n po’ er tenore de vita. Ecco allora che so’ nati li partiti che predicheno: ognuno per sé e Dio per tutti. E guarda che puro ‘r terrorismo è fijo de ‘sta loggica…”.

“Mamma mia, che me stai a dì” commentò Barbara. “Me sta quasi a venì la pelle d’oca. Ma tornamo a Berlusconi. Allora, c’ha fatto?”.

“Ha deciso che a Roma appoggerà er bellone, Arfio Marchini, er re de li moderati!” sentenziò Antonio.

“E Salvini e la Meloni?” chiese Barbara.

“Se so’ ‘ncazzati come berve” fu la risposta del marito. “Perché sanno che la mossa ad’è morto paracula e potrebbe puro cambià li scenari futuri de la politica italiana. Salvini ha detto che dietro c’è lo zampino de Matteo Renzi…”.

“E ad’è vero?” chiese ancora Barbara.

“Nu’ lo so – rispose Antonio – ma li presupposti ce potrebbero puro esse. Renzi, da quanno è annato ar governo, ha messo la sinistra der su’ partito all’angolo; poi so’ arivati li verdiniani a daje ‘na mano ar Senato dove li nummeri ereno scarzi. E mo er Berlusca fa ‘sta mossa…”.

“Embé?” chiese di nuovo Barbara, sempre più frastornata.

“Fra du’ anni ce so’ l’elezzioni politiche. E si due più due fa sempre quattro… A Ba’, meno male che Silvio c’è!!!”.

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