05052024Headline:

Autisti sfruttati e sottopagati e Iva evasa, in quattro rinviati a giudizio

Secondo l’accusa avrebbero emesso fatture per oltre 19 milioni di euro per operazioni inesistenti, alla sbarra i vertici di ditte di autotrasporti

Sfruttamento del lavoro ed evasione dell’Iva, in quattro rinviati a giudizio. Si tratta di amministratori e dipendenti di alcune società di autotrasporti con sede a Viterbo, attive su tutto il territorio nazionale.

Secondo l’accusa, dal 2011 al 2016 avrebbero approfittato dello stato di necessità economica dei propri operai, per lo più autisti, sottoponendoli ad orari di lavoro ”estremamente gravosi e pericolosi”, come si legge nella richiesta di rinvio a giudizio a firma del pubblico ministero Massimiliano Siddi. Ma non solo. I lavoratori, che si sono costituiti parti civili, sarebbe stati costretti ad accettare stipendi di gran lunga inferiori rispetto ai contratti collettivi nazionali per non rischiare il licenziamento, minacciato dai vertici delle società.

All’amministratore e ad una dipendente delle ditte di autotrasporti, attive nel campo farmaceutico e ora in liquidazione, la procura viterbese contesterebbe anche l’evasione dell’Iva: secondo l’accusa, i due ”per evitare il pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto avrebbero emesso fatture per operazioni inesistenti” per oltre 19 milioni di euro.

Cifre importanti, per cui sono stati rinviati a giudizio ieri mattina dal gup Savina Poli: tutti e quattro devono rispondere di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in concorso, per cui rischiano fino a otto anni di reclusione, mentre solamente in due di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o documenti per operazioni inesistenti, previsto dall’articolo 2 della legge 74 del 2000.

La prima udienza a loro carico di fronte al collegio è stata fissata per il prossimo 14 maggio.

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