06052024Headline:

Quando manca la politica, c’è un TAR che “aggiusta” tutto

Delegare ad altri una decisione, troppo comodo

Un’ipotesi di stoccaggio realizzato all’estero

di Andrea Stefano Marini Balestra

Viterbo,24.1.24

Non c’è giorno che i giudici di Via Flaminia a Roma, sede del TAR -Tribunale Amministrativo Regionale- non siano investiti risolvere problemi che la politica nno riesce a risolvere. La maggior parte dei ricorsi, infatti, sono da decidere per competenza al TAR Lazio in maggior numero rispetto gli altri TAR regionali.

Certamente una fiducia illimitata di tutti quella di deferire ad una magistratura la soluzione di problemi quotidiani che investono ogni giorno le aministrazioni pubbliche.

Però, di fronte a questa fiducia, che di per se potrebbe pure essere ben riposta in giudici che debbano solo giudicare la esattezza delle decisioni prese da enti territoriali più vari, di contro, c’è una manifesta carenza di capacità politica ed amministrativa dei rappresentanti pubblici nei loro provvedimenti. Spesso. si decide un ricorso per sola carenza di esatta redazione del provvedimento impugnato senza entrare nel merito.

Un provvedimento assunto qua e là, che però non soddisfa qualcuno, crea subito un’ipotesi del ricorso al TAR e quest’ultimo, per vari motivi tecnici giuridici, è spesso costretto renderli inefficaci per vizi di forma. Un ricorso infondato, per es. come capita al Comune di Piombino soccombente in un ricorso contro la nava rigassificatrice, costa 90mila euro di spese legali. Pagheranno i cittadini della citadina toscana la smania del ricorso inutile.

Si crea quindi una girandola di decisioni ed un giuoco dell’oca che porta ad allungare i tempi per realizzare un’opera pubblica con evidente danno per tutti. E’ notizia di tutti i giorni lo stop ad un’opera per la pendenza di un ricorso. Per es. lo “scudo” anti drone previsto sull’aeroporto di Fiumicino la cui realizzazione venne vinta da una società israeliano, non è ancora stata realizzata per la pendenza del giudizio di un ricorso proposto dalla società non vincitrice, quindi, l’aeroporto intercontinentale in potenziale pericolo di intrusione di queste diaboliche macchinette volanti.

A Viterbo, abiamo letto che recentemente il TAR ha finalmente deciso sulla annosa querelle delle libere terme di Masse s. Sisto, che contrapponeva l’associazione autogestore di terme con la proprietà dei fondi, quando, probabilmente, con buona volontà delle parti, una soluzione poteva essere presa fuori dalla necessità adire una magistratura. In ogni caso, la decisione finale, però sempre sottoposta al vaglio del Consiglio di Stato in ipotesi di gravame, lascia le cose come furono. I vincitori del ricorso non hanno nemmeno avuto il ristoro delle spese di giudizio, perchè, compensate tra le parti. Probabilmente, i giudici non hanno negato alla soccombente qualche punto di ragione.

Adesso, si parte lancia in resta contro il provvedimento assunto dalla SOGIN di collocare nella Tuscia ben 21 siti dove stoccare i rifiuti nucleari.

Appare l’iniziativa dei ricorsi al TAR più politica che tecnica sia da parte della Provincia e dei Comuni interessati. Infatti, a parte la possibilità che tutto possa portare ad un cessazione della materia del contendere qualora il comune di Trino Vercellese si faccia carico di questi rifiuti, rimane che nelle aule di Via Flaminia dovrà giudicarsi di questioni tecniche dopo aver esaminato la correttezza dei provvedimenti annunciati. Da parte dei prossimi ricorrenti ci si duole della mancanza, quantomeno carenza, di giustificazioni tecniche per la scelta dei siti in provincia di Viterbo e si pongono intere problematiche che sarebbero state ignorate dalla SOGIN.

Certamente, un tavolo tra le parti, cioè la Provincia di Viterbo ed i 21 comuni con la SOGIN avrebbe potuto evitare il “giudizio di Dio” dei giudici del TAR chiamati a conoscere non il merito, ma soltanto la correttezza amministrativa del provvedimento istitutivo e non altro.

Ad altri, non il TAR spetta risolvere nel merito ed alla opportunità di stoccare la maggior parte scarti nucleari nella Tuscia.

Sembra proprio che per gli enti territoriali vitebesi ( anche molti altri) l’annuncio di un ricorso al TAR rappresenti un’ipotesi di “recurro ergo sum”, quindi la conferma della loro vacuità per un’azione politica ed amministrativa ben più valida ed efficace.

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