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“Rimbocchiamoci le maniche per il mulino”

Uno scorcio suggestivo del mulino

Uno scorcio suggestivo del mulino

Tutelare le bellezze, la storia e le storie. Farlo in prima persona, con le idee e l’iniziativa, senza aspettare – né tantomeno sperare – che ci pensi la pubblica amministrazione, con le sue lentezze e le sue assurdità bizantine. Questo è il concetto alla base dell’iniziativa nata a Sutri e che può essere considerato un esempio eccellente, una mosca bianca, nel panorama della Tuscia e non solo.

Salvare un antico mulino, d’epoca medievale (il nome sarebbe Molta di Promonte) che si trova ad un passo dall’anfiteatro romano di Sutri, lungo la Cassia, in un parco archeologico e naturale con pochi uguali nella regione, visitato da centinaia di turisti ogni giorno. La struttura accusa tutti gli acciacchi dell’età, eppure non si discute né il fascino né la rilevanza culturale. E’ la prova provata dell’archeologia industriale, visto che all’epoca questa era un’attività produttiva. Ma rimetterla in forma, seguendo i disciplinari previsti e affidandosi a degli specialisti, costa troppo per il proprietario, né ci si può affidare a finanziamenti pubblici, un terno al lotto che esce raramente, sulle ruote italiane.

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La mola di Promonte

E allora cosa fare? Affidarsi al crowfunding, cioè alla raccolta di fondi dal basso. L’idea è venuta ad alcuni giovani, che hanno fondato l’associazione Save the mill (in inglese appunto “Salviamo il mulino”) con lo scopo ambizioso di raccogliere dei soldi per la ristrutturazione e la manutenzione di questo patrimonio del paese. Come? Affidandosi all’organizzazione di eventi – degustazioni, cene, concerti, esposizioni – in un altro luogo suggestivo dell’antico borgo: le maestose cantine di palazzo Cialli – Mezzaroma, in piazza San Francesco. E naturalmente diventando membri dell’associazione, con la tessera che costa dieci euro. Non solo: promuovere l’attività e la missione sui social network (facebook.com/tuttimecenati) affinché il messaggio arrivi in tutto il mondo. Perché sono tantissimi i turisti che hanno potuto ammirare l’antico mulino durante una visita a Sutri, e in molti vogliono aiutarlo quando tornano a casa. Insomma, una sorta di adozione a distanza di un monumento, che potrebbe essere un’idea da sviluppare anche per altri casi del genere in tutta Italia. Senza fare troppa differenza tra i mecenati di manica larga (che comunque sono sempre ben accetti…) e quelli che donano ciò che possono.

“Dopo aver tentato per anni, inutilmente, di accedere a contributi pubblici – spiega Silvia, la presidente dell’associazione – abbiamo pensato che sarebbe stato meglio darci una mossa da soli. Perché vogliamo bene al nostro mulino e vogliamo essere gli artifici della sua rinascita. E’ un segnale che può essere utile anche ad altre realtà: basta con l’immobilismo, valorizziamo le nostre ricchezze attivandoci in prima persona, magari con iniziative originali, ragionate. Questa secondo noi è la strada da seguire, a Sutri come altrove”. Soprattutto in tempi di polemiche che investono le Sovrintendenze e la tutela dei beni artistici e culturali, nonché per smentire quelle semplicistiche accuse che vorrebbero i ragazzi italiani tutti “bamboccioni”.

Insomma, la rivoluzione parte da Sutri. E chissà che non attecchisca presto in altre parti di Italia, ricchissime di tesori spesso abbandonati.

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