Dante parlava del mezzo del cammin. Gli americani dicono invece mid term, mezzo termine, per indicare quelle elezioni (il rinnovo del Congresso) che arrivano appunto a spaccare in due, spesso neanche troppo metaforicamente, i quattro anni di reggenza di un presidente degli Stati Uniti.
Anche Leonardo Michelini, nel suo piccolo, è arrivato a metà viaggio. Esattamente due anni e mezzo fa (lunedì 10 giugno 2013), già un’ora dopo la chiusura delle urne, era chiaro chi avesse vinto il ballottaggio. Non Giulio Marini, il sindaco uscente, ma l’ex presidente della Coldiretti, l’imprenditore di successo, l’ex consigliere comunale nei primi anni Novanta, il papà di Giulio e Valerio, il marito di Tiziana, l’ingegnere minerario. E poco importa se la carica divenne effettiva il giorno seguente, martedì 11: quel giorno, il 10 giugno, resta simbolico. I trattori che invadono piazza del Comune, le bandiere gialloverdi della Coldiretti insieme a quelle tricolori del Pd, il delirio più o meno sincero di quelli che non avevano mai creduto che Viterbo potesse avere un primo cittadino di centrosinistra.