11122024Headline:

La Flaminia spera in Puccica e nel miracolo

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Lillo Puccica

Che quest’anno fosse dura, anzi durissima, a Civita Castellana già lo sapevano dall’estate. Perché il budget per allestire la squadra era minimo (maledetta crisi) e forse perché i miracoli succedono una volta sola. E dopo la prodigiosa salvezza della scorsa stagione era difficile puntare su un altro bonus. E però, fino ad oggi, ventitré giornate di serie D già giocate, la Flaminia non si è mai arresa, non ha mai smesso di lottare, ha affrontato ogni avversario con orgoglio, senza partire mai battuta. E’ una squadra da combattimento, quella rossoblù, e modellata sulle forme e sul carattere del suo allenatore, Lillo Puccica da Capranica. Il quale, dopo aver condotto la truppa all’impresa salvezza della passata stagione, ci sta provando anche quest’anno, magari con una rosa meno competitiva di quella passata, ma alla quale di certo non mancano gli attributi. Già, Puccica e la Flaminia sono diventati una cosa sola, per osmosi: il presidente Ciappici (che non sarà Gianni Agnelli ma che andrebbe premiato per fedeltà e abnegazione nel corso degli anni) ha deciso di consegnare al suo tecnico la completa gestione della squadra e del mercato, facendone così una sorta di manager all’inglese. Puccica allora ha puntato sui giocatori che meglio rispondono alle sue esigenze tattiche, confermando i vari Simmi, Bricchetti, Pieri, Gilardi, Camerlingo e Luciani (tutti splendidi alfieri di un anno fa), operando alcune rinunce dolorose (Piva, Lazzarini, Buono) e riaccogliendo il figliol prodigo Taverna. In più, il sor Lillo è andato a pescare sul mercato i pezzi mancanti, con un occhio al calcio e due al portafoglio. Gli ultimi innesti di Sciamanna e De Cesare hanno chiuso il cerchio, per un 4-4-2 (modulo che non è tra i preferiti del mister) di garanzia: “Era l’unico sistema che ci garantisse un po’ di solidità”, dice saggiamente Puccica.

Oggi la Flaminia è all’ultimo posto in classifica, a pari merito con il Todi a quota 17 punti. La terzultima piazza, che significherebbe playout, è lontana cinque punti. La matematica, insomma, sembra giocare contro i rossoblù quando mancano sette giornate alla fine, ma la Flaminia non intende certo mettersi seduta ad aspettare la sua ora. E contro lo Spoleto ne ha dato ampia dimostrazione. Negli occhi e nei cuori dei tifosi civitonici è ancora fissato quel giorno di maggio al Madami, quando all’ultima giornata, calcolatrice alla mano, fu sancita la salvezza diretta, senza neanche passare dagli spareggi: per lunghi tratti del campionato la Flaminia era rimasta inchiodata all’ultimo posto, data per spacciata da tutti. Poi ci fu la reazione, e il finale in crescendo, fino a chiudere a quota 44 punti, appena due in meno rispetto ai cugini ricchi, quelli della Viterbese. Oggi, in questo campionato, basterebbe centrare un posto ai playout, per poi giocarsi tutta la posta negli spareggi. Dentro o fuori, all’ultimo arrembaggio: chissà cosa potrebbe accadere.

Qualcuno sussurra poi che se le cose si dovessero mettere male in modo definitivo, si potrebbero aprire altri scenari. Come il ripescaggio (la società di via Minio sotto questo punto di vista è una delle papabili), o magari la cessione del titolo verso un’altra piazza. Ma al momento l’unica cosa che conta, negli spogliatoi del Madami, è prepararsi all’ultimo assalto: inizia un piccolo, difficilissimo campionato di sette giornate. Vincere, o morire.

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