Anatomia del voto nella Tuscia: hanno perso i comunisti e hanno vinto i democristiani. Sorpresi? Forse sì, ma lo slogan è solo la sintesi di un ragionamento che bisogna andare a fare per capire cosa è accaduto all’ombra dei Cimini, al di là del granitico voto di protesta per il movimento di Beppe Grillo, sul quale si sono già abbondantemente spesi autorevoli editorialisti di chiara fama.
Per capire cosa sia accaduto bisogna partire dai dati riguardati il Pd, che ha ottenuto il 23,18% alla Camera, il 24,96% al Senato e, come lista, il 31,40% alla Regione (anche se in quest’ultima scheda c’era anche la Lista Zingaretti che ha raggranellato un altro 1,81%). Come si vede uno scarto di 6/7 punti abbondanti che confermano, per il centrosinistra, un dato ormai storico: quello secondo il quale alle amministrative riesce a vincere spesso, alle politiche quasi mai. Ma questa volta i fattori sono diversi perché, come affermano da tutti gli osservatori, era diverso il clima e soprattutto sono stati diversi i criteri con cui la gente ha votato, visto il rifiuto per la politica generato da scandali e scandaloni che hanno colpito sia a destra che a manca.
Però. Però a Viterbo è andata com’è è andata perché, alle politiche, il Pd ha presentato Bersani leader, che ai viterbesi è apparso come la riedizione di un Pci riveduto e corretto. Ma sempre Pci. E in Italia, non bisogna mai dimenticarselo, c’è una larga fetta di elettorato che non voterà mai la sinistra dei comunisti. Guardate la Lombardia, dove hanno vinto Maroni, la Lega e il Pdl, nonostante tutte le ruberie dell’ultimo anno. A tutto ciò c’è da aggiungere che, in un periodo di profonda crisi come l’attuale, alla fine il Pd è stato l’unico partito che non ha sconfessato il Governo Monti, portatore di grandi sacrifici. E questo ha pesato, tanto è vero che Silvio Berlusconi, dopo aver votato tutti i provvedimenti del professore, nell’ultimo mese di campagna elettorale ha finto benissimo di essere arrivato sulla Terra l’altro ieri. E la mossa, in un certo qual senso, gli è riuscita.
Diverso il discorso sulle Regionali, dove Nicola Zingaretti è apparso da subito come il riformatore, dove nella Tuscia la componente fioroniana del partito s’è mobilitata e dove è arrivato l’appoggio di una componente di ex democristiani (leggi: Nando Gigli) a sostegno del candidato presidente. Sicché, non solo il fratello del commissario Montalbano ha raggiunto un risultato storico per il Viterbese, riuscendo a classificarsi primo in un territorio dove avevano perso i suoi predecessori Badaloni e Marrazzo, poi divenuti entrambi governatori; ma l’intero Pd ne ha tratto beneficio, raggiugendo una percentuale molto vicina (31,40%) a quella ottenuta da Walter Veltroni nelle politiche 2008 (34,5%), elezioni nelle quali – nonostante la sconfitta – il Pd fu al massimo del suo splendore. E, cosa non da sottovalutare, è stato il partito più votato anche nel capoluogo. Un autentico miracolo. Suffragato dall’elezione con record di preferenbze del canepinese Enrico Panunzi.
Qualcuno che nel Pd viterbese conta, e non poco, ieri mattina era in vena di battute: “Se continuano a dirci che rappresentiamo la Balena bianca – diceva – a Viterbo ci fanno solo un favore”. E forse nella sana ironia c’è anche qualche fondo di verità.
E il Pdl? Lontanissimi i fasti del 2008 (46,6% alla Camera e 47,3% al Senato) il partito nella Tuscia ha vissuto ancora una volta all’ombra della star Berlusconi, ottenendo un 23,19% alla Camera (cui però vanno aggiunti il 3,68% di Fratelli d’Italia e il 3,12% degli altri alleati), un 23,47% al Senato (cui aggiungere il 4,40% di Fratelli d’Italia e il 3,96 degli altri alleati) e una percentuale simile alle regionali. Segno che Berlusconi ha confermato il suo zoccolo duro, ma dal territorio – dispiace dirlo – non era arrivato quel di più che qualcuno si aspettava. Unica consolazione: l’elezione alla Pisana, grazie ai resti, di Daniele Sabatini, un giovane che finora ha dimostrato serietà e capacità.
Detto ciò, di tutte queste considerazioni i diversi schieramenti dovranno farne tesoro per le comunali. Ma quella sarà una battaglia completamente diversa.