“Io non sto più nell’Udc? In verità mi sembra che sia l’Udc ad essere sparito. Sia a Viterbo che a Roma. Usando un eufemismo si può dire che quel partito ha esaurito la sua spinta propulsiva”. Informato telefonicamente delle parole pronunciate ieri sera dal segretario nazionale Lorenzo Cesa su di lui (“Quale onore. Non me l’aspettavo”) Rodolfo Gigli risponde senza peli sulla lingua: l’Udc non potrà espellerlo perché lui se n’è già andato di suo. Mettendo così la parola fine alla lunga diatriba con Giammaria Santucci che aveva portato anche alla nomina del commissario nel partito viterbese.
Gigli conferma quanto già affermato nei mesi scorsi: “L’ho detto più volte. Io ho chiuso con la politica attiva, anche se continuo a osservare quello che succede. E da oggi in poi le mie scelte saranno orientate più sulle persone che sui partiti”. Un modo sibillino ma non troppo per far intendere che comunque, nella sua Viterbo, continuerà a operare, magari da dietro le quinte, in vista dell’appuntamento del 24 e 25 febbraio per le politiche e le regionali. Con uno sguardo particolare al Comune di Viterbo dove, come è noto, si voterà a maggio. “Certo che il Comune mi interessa. Perché sono viterbese, perché ho sempre lavorato per la mia città e perché penso al futuro dei miei nipotini. Osserverò gli eventi, ma credo che potrei favorire qualche scelta innovativa, che tolga Viterbo dalle secche attuali. Insomma, se ci fosse da lavorare per un’ipotesi in favore della città non mi tirerei indietro. Ma, sia chiaro: non ho più intenzione di espormi in prima persona. Il mio unico obiettivo è quello di dare il mio appoggio a progetti seri messi in pratica da persone serie”.
E con l’Udc? “Mah, io dico soltanto che mi sento un uomo libero, senza più alcun tipo di vincolo. L’Udc andrà per la sua strada, io per la mia”. Strade rigorosamente separate, ovviamente.