02052024Headline:

Zucchi provoca l’inferno tra gli imprenditori

Sandro Zucchi

Sandro Zucchi

Smessi i panni dell’assessore (le dimissioni dalla giunta comunale risalgono ad una settimana fa), Sandro Zucchi indossa quelli del picconatore. Ed è subito valanga. Di polemiche. La frase che scatena il tutto arriva via etere, dai microfoni della trasmissione Sbottonati, su Radioverde. Ed è la seguente: “Per sviluppare la città servono i privati. A Viterbo però, non ci sono imprenditori e quelli che ci sono non danno nulla al Comune, ma chiedono soltanto”.

Inutile dire che loro, gli imprenditori e le rispettive categorie, non l’hanno presa bene.

C’è chi replica in modo lapidario, e vagamente beffardo, come il direttore di Federlazio: “Un’affermazione del genere significa ammettere il fallimento della classe politica”, ragiona Giuseppe Crea. Quella classe politica, tra parentesi, di cui lo stesso Zucchi fa parte da anni, quasi sempre con ruoli di primo piano. “Evidentemente – prosegue Crea – fino ad ora i politici non sono riusciti a far crescere Viterbo e cercano un’àncora di salvezza nell’imprenditoria. Ma gli imprenditori hanno dato tanto a questa città, e tanto continuano a dare, in termini di occupazione, sviluppo, tasse. E anzi, potrebbero dare ancora di più se ci fosse una burocrazia efficiente, una valida programmazione sul territorio. Basterebbe mettere al centro del dibattito politico l’impresa”. Cosa che evidentemente finora non è stata fatta, o è stata fatta male.

Sempre da via Sacchi, arriva il ricamo di Lorenzo Grani, consigliere delegato all’edilizia: “Non condivido le parole di Zucchi – dice – e questo non perché non voglia prendermi le mie responsabilità, cosa che semmai ho sempre fatto con onestà. Ma non possiamo certo addossarci come categoria colpe non nostre. E’ troppo facile, e anche superficiale, accusare gli imprenditori, i privati, quando invece da parte del mondo produttivo c’è sempre stata disponibilità al confronto, al dialogo, ma spesso non si è ottenuto riscontro dall’altra parte”. E ancora, sul presunto immobilismo adombrato da Zucchi: “Gli imprenditori non sono parassiti, ma cercano sempre di andare avanti, di muovere l’economia, anche in tempi di crisi come questi”.

Pure alla Cna, espressione delle piccole imprese, degli artigiani, con una rete capillare e affidabilissima di sensori sul territorio, le bordate di Zucchi non trovano terreno fertile. Anzi. “Le cose non stanno come dice l’ex assessore – spiega il segretario provinciale Luigia Melaragni – Semmai è proprio dalla politica che non arrivano segnali di dialogo, volontà di programmare e concertare con gli imprenditori i piani di sviluppo. Da parte nostra i segnali costruttivi non sono mai mancati, ma spesso sono rimasti lettera morta. Faccio l’esempio di una nostra proposta per discutere degli aspetti tecnici sulla Tares (la nuova tassa sui rifiuti e sui servizi, ndr): il Comune di Viterbo non ci ha neanche risposto”. Insomma, altro che immobilismo: il mondo produttivo si muove, pensa e vuole confrontarsi, solo che non trova punti d’ascolto sull’altra sponda, quella dei burocrati e degli amministratori locali.

Restando sempre in zona, anche il giudizio del segretario di Confartigianato Imprese, Andrea Di Simone, è alquanto pepato: “Quello che ci appare fuori luogo è un commento tanto estraneo alla realtà del panorama imprenditoriale nostrano: un commento che avremmo potuto giustificare solo se fosse stato dettato dall’ignoranza. Gli imprenditori a Viterbo ci sono e sono una realtà che occupa una fetta non indifferente dell’economia territoriale. Fortunatamente, ci viene da dire, visto l’andamento socioeconomico degli ultimi anni. In una situazione di crisi ormai cronicizzata, con un credito alle imprese praticamente inesistente, riteniamo degna di plauso la forza, soprattutto di spirito, con la quale gli imprenditori tengono duro. Ci teniamo a ricordare al dimissionario Zucchi che molti dei nostri iscritti, malgrado vivano ormai da mesi in una situazione di recessione tale da non riuscire a portare in attivo i bilanci, non smettono di portare avanti le loro attività sostenendone il peso, gravato da manovre politico economiche sempre meno garantiste, in solitaria autonomia. Ricordiamo inoltre che sono proprio le piccole e medie imprese le realtà che più pagano gli effetti di una politica scellerata, che troppo chiede ai privati. Ricordiamo ancora all’ex assessore che sono proprio gli imprenditori i soggetti che nell’ultimo anno più si sono visti costretti a dover chiudere le proprie attività, impossibilitati ad andare avanti”.

Già: oltre centomila imprese chiuse – tra liquidazioni e fallimenti – nell’ultimo anno in Italia. Lo ha detto il Cerved, un gruppo specializzato nell’analisi d’impresa, giusto ieri.

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